Dopo la bufera della settimana scorsa abbattutasi su Donald Trump, circa le sue relazioni con la Russia, durante e dopo la campagna elettorale per le presidenziali, oggi il presidente, è volato in Israele e si recherà anche in Cisgiordania.
Le voci che da tempo rimbalzavano sui media di tutto il mondo, circa i rapporti intrattenuti da Trump con la Russia appaiono fondate. A confermarle il Washington Post, secondo cui il presidente Usa avrebbe informato Sergej Lavrov, ministro degli esteri russo, e Sergej Kisljak, ambasciatore di Mosca negli Stati Uniti, su un piano di attacco dell’Isis agli alleati degli Usa. Informazioni dunque molto riservate, definite parola in codice, per indicare l’alto livello d’intelligence.
Il presidente Trump, non solo non ha smentito la notizia ma l’ha addirittura confermata. In un twitter largamente diffuso, ha ammesso di aver avuto uno scambio di notizie con la nomenclatura russa, ritenute da lui stesso riservate, ma per le quali però avrebbe sostenuto di essere in diritto di parlarne. Il confidente del presidente sembra sia stato l’Israele, alleato Usa, attraverso un colloquio segreto ai più e perfino al management americano.
Ed è proprio in Israele che oggi il presidente Usa è atterrato con l’Air Force One presidenziale alle 11.30 di stamattina all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, dove ad accoglierlo sono stati il premier Benjamin Netanyahu, il presidente Reuven Rivlin e l’intero governo. Nella sua visita, Trump incontrerà sia il premier Benyamin Netanyahu, oggi pomeriggio, sia il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmoud Abbas), domani mattina. Trump si oggi si recherà a visitare il Muro del Pianto e il Santo Sepolcro , mentre domani sarà la volta del Mausoleo della Memoria a Gerusalemme a Yad Vashem.
Il presidente degli Stati Uniti è partito per la due giorni in Israele al centro di un vortice che lo ha colpito su vari fronti e lo ha messo ‘’sotto pressione’’, come lui stesso avrebbe riferito ai funzionari russi a causa dell’inchiesta delle interferenze con il Cremlino. Lo ha rivelato il New York Times il 19 maggio. Dalla conversazione sarebbe emerso che l’allontanamento di Comey, direttore dell’Fbi, avrebbe permesso a Trump di bloccare l’indagine in corso.
A Comey è subentrato Robert Mueller, già alla guida negli anni passati dell’Fbi. Scelta più che azzeccata. Mueller gode di ampia stima in ambito politico e la sua nomina ha allentato la tensione intorno a Trump. La gestione dell’inchiesta sarà sicuramente può indipendente nelle mani di Mueller e in questo la richiesta dell’opposizione di trasferire l’indagine ad un organo fuori dal controllo di Washington, sarà parzialmente soddisfatta. Pur rimanendo un margine di discrezionalità nell’azione di Robert Mueller, nominato dalla Casa Bianca, la supervisione infatti spetterà al vice ministro della Giustizia statunitense.
Trump dunque in visita in Israele, Paese alleato con il quale segue in Siria una linea contrapposta alla Russia. Molto critica la posizione del presidente per via degli atteggiamenti, per così dire, poco istituzionali dubbi e controversi sul piano della strategia internazionale degli Stati Uniti nel paese siriano, dove con Israele è da intralcio alla politica del Cremlino che insieme all’Iran, sostiene il regime di Bashar al Assad.
La Pace in Terra Santa è il tema, non appena giunto all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, su cui il presidente Trump si è soffermato. “Abbiamo chance di arrivare alla pace“ “Nel mio viaggio ho trovato nuove ragioni di speranza”. Sono venuto per ribadire il legame che non può essere spezzato tra Stati Uniti e Israele”. “Abbiamo un’opportunità rara di portare stabilità e pace nella regione”, ha detto ancora Trump, nella prima fase del suo viaggio all’estero.