Per un pezzo di cammino la vita è vivere e sentirsi protagonista. Per un pezzo più consistente è ricordare. Si resta soltanto testimone di ciò che prima abbiamo vissuto.
Ciò che conta non è il fatto di essere stati protagonisti. Ma il fatto è che il tempo passa. È passato tra le pieghe degli affetti e di tutto un mondo che ci sfugge. Come se vedessimo una cartina opacizzata dagli anni. Mi rendo conto che quel pensiero si è completamente sfilacciato. Non mi dite soltanto che la vita è uno scorrere di giorni dopo giorno.
Non mi dite che non cambia nulla. Posso accettare o meno di scrivere con Paul Nizan sui vent’anni terribili , osservando l’età felice che Camus trasforma in morte felice e Brasillach nostalgicamente cerca di riviverli in una ruota del tempo.
Il tempo non torna più e per uno scrittore resta impigliato tra le corde dell’immaginario. Ti svegli la mattina e non sai e non comprendi che si sono consumate altre ore. Non si tratta soltanto di un dato passeggero. Ma sempre oltre .
Non solo la filosofia e la letteratura corrono il rischio della consolazione e della fatalità. Ma corrono il rischio di una fine dimenticata. Antropologicamente si può spiegare ciò? Si può restare in rivolta quante volte vogliamo, ma si arriva a proiettarsi lunga la indifferenza o lungo un voler fare senza avere la forza fare più.
A una certa età matura, molti scelgono la via del credente e ricominciare ad andare in chiesa. Una metamorfosi in tutti i sensi. La paura della morte degli uomini può diventare un baratto con la fede. Ma la fede non si baratta
Ricordare il pezzo più lungo vissuto e complesso seve a uscire dalla nera notte.
Sognare fatti e persone che non ci sono più tira nel fuoco della malinconia tutta la coscienza. In una ontologia dell’anima. Come quando finisce un amore perché è finito l’amore per destino ci si ci rivolgle a un duello tra il passato e il presente.
Siamo in mano al destino e in ogni atto la nostalgia è un rischio imprevedibile. Gli uomini passano e i ricordi avanzano. Siamo eredi. Ma di cosa? Siamo eredi di cosa?
Quando passiamo siamo oltre ogni altra pretesa.
La nostalgia ci permette la consacrazione al tempo passato. Figli incolpevoli di un tempo passato.
Camus ci permette di ribellarci. Ma non serve a nulla. Resta la ribellione che traccia nei suoi Taccuini. Resta il drammatico incontro con i personaggi nelle opere teatrali. Incontro che stabilisce un dialogo sempre tra io e gli altri che si muovono sulle scena.
Perché Camus fa teatro?
È subito detto: Perché faccio del teatro? Ebbene, me lo sono domandato spesso. E la sola risposta che abbia potuto darmi sino ad ora e sembrerà di una banalità scoraggiante: semplicemente perché una scena di teatro è uno dei luoghi del mondo in cui sono felice. Noto del resto che questa riflessione è meno banale di quanto sembri”.
I luoghi, i personaggi, la rappresentazione. Tre caratteristiche che in Camus fanno leva proprio sui personaggi. Infatti la sua dichiarazione è ben particolare. E dirà Ancora: ” teatro è per me esattamente il più alto dei generi letterari e in ogni caso il più universale”. Il sentimento alto? Sì, perché nel teatro si completa una
manifestazione di metamorfosi. Dall’assurdo al desiderio.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Mic
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