A che servono le soglie di sbarramento?

Un aspetto, più di altri ostico da comprendere a causa della nefasta propaganda fatta in questi decenni sul rischio di frammentazione della rappresentanza politica e intorno alla cosiddetta governabilità. Chiarimenti ⬇️

A che servono le soglie di sbarramento? La risposta più frequente è “servono per evitare l’eccessiva frammentazione del Parlamento e favorire la governabilità”.

La nostra storia politica è da sempre caratterizzata dalla molteplicità di formazioni politiche, prima del fascismo e dopo il fascismo.

Alle elezioni del 1919 gli eletti appartenevano a 12 schieramenti; il terzo, che prese quasi il 16%, si chiamava “Liste concordate di liberali, democratici e radicali” ed era composto da 8 formazioni politiche! Anche altri schieramenti erano formati da diversi partiti politici: in totale si contavano 281 simboli!

Alle elezioni del 1946 per l’Assemblea Costituente gli eletti appartenevano a 16 formazioni politiche (alcune raggruppamenti di più partiti), mentre altre 8 formazioni non ebbero alcun eletto.

Tra il 1946 e il 1992, ultime elezioni proporzionali senza soglia legale di sbarramento, la frammentazione è diminuita, mentre da quando abbiamo abbandonato il sistema proporzionale la frammentazione è aumentata, come vedremo in seguito.

In definitiva, ogni aspetto di un sistema elettorale va considerato in relazione al complessivo sistema elettorale e non considerando singoli aspetti.

Il nostro sistema è basato alla Camera su circoscrizioni e al Senato su regioni, perché così prevede la Costituzione. Il voto per il rinnovo della Camera, però, non esaurisce gli effetti nella circoscrizione, e per volontà del legislatore abbiamo per entrambe le camere una soglia nazionale pari al 3%. Se i seggi per Costituzione si assegnano su base circoscrizionale\regionale non si comprende per quale motivo sia prevista una soglia nazionale che nel trasformare i voti in seggi vanifica il criterio circoscrizionale e regionale alterando l’effettiva rappresentatività. La generica risposta, per evitare l’eccessiva frammentazione e favorire la governabilità, non regge perché se la soglia fosse per circoscrizione\regione la soglia naturale sarebbe quasi sempre più alta del 3%, ma consentirebbe a una forza politica ben radicata su un territorio specifico di accedere alla ripartizione dei seggi. In questo modo, invece, chi non raggiunge la soglia del 3% nazionale non partecipa alla ripartizione dei seggi, anche se in una circoscrizione o regione ha magari raggiunto il 10%.  In definitiva, la soglia di sbarramento riduce il pluralismo e appiattisce le diversità territoriali, senza evitare la frammentazione politica e senza favorire la governabilità.

Inoltre, la soglia si applica in modo differente ai partiti che sono tra loro in coalizione rispetto ai partiti che concorrono da soli. In più, abbiamo tre ottavi dei seggi (il 37,5%) assegnati alla lista o coalizione di liste che raccoglie più consensi nella competizione proporzionale. Nessuno elegge direttamente i candidati che si presentano nei collegi uninominali perché si tratta, sic et simpliciter, di un premio occulto concesso a chi prevale nel proporzionale.

In questo specifico sistema elettorale la soglia legale di sbarramento svolge la funzione di ridurre il pluralismo perché penalizza le forze politiche che non entrano in coalizione con altre e quelle rilevanti solo in determinati territori. 

Così abbiamo, per esempio, Noi Moderati che con lo 0,9% dei consensi ha ottenuto nei collegi uninominali 7 deputati e 2 senatori, sebbene oltre il 98% degli elettori abbia votato gli altri partiti della coalizione di Centro-Destra. Questo risultato elettorale non è, quindi, il frutto delle scelte degli elettori, ma esclusivamente degli accordi pre-elettorali che hanno suggellato la partecipazione di Noi Moderati alla coalizione di Centro-Destra. Invece, Italexit con l’1,9% di voti effettivamente ottenuti non ha avuto alcun eletto. Gli eletti di Noi Moderati appartengono a 3 differenti formazioni partitiche.

La coalizione “Partito Democratico-Italia Democratica Progressista” che si è presentata alle elezioni del 2022 riuniva 10 sigle partitiche. L’elettore che ha votato questa coalizione non sapeva quale candidato di uno dei dieci partiti avrebbe contribuito a eleggere. Tra le 10 sigle partitiche ci sono stati – a insaputa degli elettori – eletti del PD, ma anche di Articolo 1, Centristi per l’Europa, Demos. Questa coalizione a sua volta era coalizzata con altri cinque partiti diversamente aggregati tra loro per comporre insieme il cosiddetto Centro-Sinistra.

In definitiva, oggi in Parlamento abbiamo esponenti di 20 differenti formazioni partitiche. Un livello mai raggiunto nel periodo del proporzionale.

Con la soglia di sbarramento al 3% la frammentazione è nettamente aumentata perché questo sistema tende a favorire la moltiplicazione di particelle e gruppuscoli che poi negoziano la partecipazione a una coalizione per ottenere eletti propri, anche con consenso minimo, e quindi pesare di più nei rapporti di potere.

Se le soglie legali di sbarramento fossero esistite nella cosiddetta “Prima Repubblica”, il Partito Radicale forse non sarebbe mai entrato in Parlamento e lo stesso dicasi per Democrazia Proletaria, Partito di Unità Proletaria, il Partito Sardo d’Azione,  i Verdi, la Lega … Sono questi partiti i responsabili della instabilità di governo? Il Parlamento sarebbe stato più ricco senza questi voci? La nostra “democrazia” sarebbe stata più efficiente?

Il sistema elettorale vigente premia un cartello elettorale, limitando la scelta della componente politica preferita e impedendo di scegliere il candidato gradito all’interno del cartello elettorale, ma questo cartello sparisce il giorno dopo le elezioni per lasciare spazio ai Gruppi parlamentari di ciascun partito dove quasi sempre c’è qualcuno che è stato eletto con i voti dati ad altri partiti.

Il vigente Rosatellum, come e peggio del precedente Porcellum, ha alterato i rapporti di forza tra i gruppi parlamentari, ha alterato profondamente la rappresentatività del Parlamento senza ottenere alcun risultato qualitativamente migliore di quello sempre ottenuto col proporzionale.

Le soglie di sbarramento hanno provocato la frammentazione politica e ridotto il pluralismo e per queste ragioni il Comitato Referendario per la Rappresentanza propone un referendum per abrogare le soglie legali di sbarramento: per evitare la dispersione di voti validi (oltre 3 milioni alle ultime elezioni, più del 10% dei voti validi), per aumentare il pluralismo politico, per rendere libere le forze politiche da patti pre-elettorali che premiano chi non ha consenso.

E’ possibile firmare online per abrogare le soglie di sbarramento a questo link

https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500005

Necessario disporre dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o della CIE (Carta d’identità elettronica) o della CNS (Carta Nazionale dei Servizi).

Oltre all’abrogazione delle soglie di sbarramento, Il Comitato Referendario per la Rappresentanza, promuove altre 3 proposte di referendum abrogativo e una legge d’iniziativa popolare.

In breve:

– ABROGAZIONE DEL VOTO CONGIUNTO TRA CANDIDATI E LISTE PLURINOMINALI; è il meccanismo perverso per cui votando un partito/lista si vota anche il candidato uninominale collegato che potrebbe appartenere ad altro partito rispetto a quello votato e potrebbe anche non essere gradito; mentre, chi vota solo il candidato uninominale vedrà il proprio voto ripartito su tutte le liste collegate in base alle scelte effettuate dagli altri elettori. Abrogando queste norme, l’elettore potrà scegliere il candidato uninominale preferito e separatamente qualsiasi lista\partito preferito. Per firmare questo referendum il link è

https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500004

– ABOLIZIONE PLURICANDIDATURE; quando un candidato è eletto in più collegi plurinominali, sarà proclamato eletto nel collegio in cui la lista ha preso meno voti; ciò determina l’inversione della volontà dell’elettore. Inoltre, col meccanismo delle pluricandidature gli apparati di partito decidono chi deve essere eletto nei collegi in cui in cui il plurieletto deve lasciare il posto al secondo in lista. Questo è un meccanismo che concorre a determinare un Parlamento di soli NOMINATI dai Partiti, persone prive del sostegno diretto del voto degli elettori. Abrogando queste norme si favorisce la candidatura di persone radicate nel territorio, nel proprio collegio naturale. Per firmare questo referendum il link è

https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500008

– TUTTI I PARTITI DEVONO RACCOGLIERE LE FIRME PER LE CANDIDATURE; oggi solo chi non è già presente in Parlamento deve raccogliere le firme a sostegno dei propri candidati, mentre i partiti già presenti in Parlamento sono esentati da questa gravosa incombenza. Questo privilegio discrimina le nuove formazioni politiche che non competono in condizione di parità con le altre forze politiche. Abrogando queste norme tutti parteciperanno alle elezioni in condizioni di parità normativa. Per firmare questo referendum il link è

https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500006

Infine, la proposta di legge d’iniziativa popolare per introdurre la preferenza nei collegi plurinominali in modo che oltre a scegliere il partito preferito l’elettore possa indicare il candidato preferito, come già sentenziato dalla Corte Costituzionale, da ultimo con sentenza n. 1/2014. Questa proposta è indicata sotto il titolo “Modifiche al testo unico di cui al D.P.R. 30 marzo 1957, n. 361, e al testo unico di cui al d.lgs. 20 dicembre 1993, n. 533, …”. Per firmare questa proposta il link è

https://pnri.firmereferendum.giustizia.it/referendum/open/dettaglio-open/500013

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