Israele, si teme l’attacco

La diplomazia per fermare l’escalation. Altri morti a Gaza

La diplomazia le prova tutte. Fermare l’escalation è l’obiettivo ma l’attacco contro Israele pare imminente. Così la rivista digitale Axios che prefigura un attacco combinato con missili di precisione, sciami di Uav e razzi anche sulle aree interne come Tel Aviv e Haifa. Intanto gli USA hanno inviato navi e aerei da guerra in Medio Oriente. L’esercito israeliano ha delineato lo scenario in un documento distribuito ai sindaci delle città nel Nord verso il confine con il Libano: tre giorni senza elettricità, danni alla rete idrica e telefonini senza rete internet per almeno 24 ore. Secondo l’intelligence l’organizzazione sciita supportata dall’Iran colpirà prima le postazioni militari e le infrastrutture, ma potrebbe colpire anche i centri abitati. Lo Stato Maggiore ha preparato da tempo piani di evacuazione, ormai da una settimana si aspetta la risposta dell’”asse della resistenza” – o del “male” così apostrofata da Natanyahu – dopo l’uccisione di Fuad Shukr, comandante in capo di Hezbollah martedì a Beirut e di Ismail Hamiyeh, leader di Hamas ospite degli ayatollah a Teheran. Intanto l’esercito statunitense invierà altre navi e aerei da guerra nella regione mediorientale e diversi paesi – tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Turchia e Arabia Saudita – hanno invitato i propri connazionali a lasciare il paese dei cedri il prima possibile. Oltre a Hezbollah potrebbero intervenire gli Houthi (Ansar Allah) dallo Yemen, le milizie sciite in Iraq e Siria. Il quadro si allarga e comprende la Brigata Zaynabiyoun e la Divisione Fatemiyoun in Siria, Kataib Hezbollah, Asaib Ahl al Haq, Harakat Hezbollah al Nujaba, Badr Organization e Katataib Sayyad al Shuhada in Iraq. Nel frattempo, continuano i massacri dell’esercito israeliano a Gaza, dove nelle ultime 24 ore sono stati uccisi almeno 30 palestinesi, per lo più donne e bambini, colpiti all’interno di due scuole, che per Israele ospitava alcune basi operative di Hamas. In 303 giorni dall’inizio del conflitto sono quasi 40mila i palestinesi uccisi.  

Attacco imminente? Meglio non sottovalutare, avverte il ministro degli Esteri Antonio Tajani “Gli italiani lascino il Libano al più presto. Restino i nostri 1200 soldati in missione Onu, ma via i tremila civili”. Si sono mosse anche tre navi per eventuali evacuazioni d’emergenza. Secondo i consiglieri della Casa Bianca, diplomazia e nuovi mezzi di guerra nella regione si muovono col duplice obiettivo di fungere da deterrente e di farsi trovare pronti in caso di attacchi.

Fino ad oggi, gli scontri col Libano si erano concentrati lungo il confine, con la drammatica strage di Majdal Shams, attribuita da Israele a Hezbollah, che ha negato ogni responsabilità. Mentre il momento di maggior escalation del conflitto aperto con l’Iran risale ad aprile, quando Israele attaccò gli uffici consolari iraniani a Damasco e due settimane dopo Teheran lanciò centinaia di missili e droni verso Israele, un’azione dimostrativa più che altro. Stavolta l’Iran potrebbe voler rispondere in modo più significativo al raid che ha ucciso il leader di Hamas, interpretabile anche come un’umiliazione del sistema di sicurezza nazionale.

Bilanci provvisori. Intanto, come detto, continuano i massacri nella Striscia di Gaza, per i gazawi, nessun posto sembra più sicuro, nemmeno a fronte delle continue evacuazioni. Secondo il ministero della Salute locale, i palestinesi uccisi da Israele sono almeno 39.623, il 40% dei quali sono bambini, inclusi quelli morti per la fame e le insufficienti condizioni igieniche e sanitarie nel nord della Striscia dove l’esercito israeliano ha negato l’accesso degli aiuti umanitari.

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