Aleppo vive sempre più una situazione devastante. La riconquista della zona est da parte delle forze governative siriane con l’appoggio degli alleati, fino a qualche ora fa in mano ai ribelli, ha messo in maggiore agitazione la popolazione che era rimasta a vivere nelle proprie abitazioni, ed ora sta scappando sotto le bombe. Più di 15mila abitanti di Aleppo est, sono in fuga per l’avanzata delle truppe del regime di Assad. I bombardamenti oggi hanno causato 10 vittime. Stephen O’Brien, sottosegretario generale per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, definisce la situazione allarmante.
I più importanti quartieri di Aleppo, controllati dai ribelli, quali Masaken Hanano, Sakhur, Jabal Badra e Baadeen, sono tornati nella sfera d’azione delle forze governative siriane . La riconquista di queste aree da parte dell’esercito siriano è stata riferita dall’Osservatorio siriano dei diritti umani. “Una violazione della sovranità nazionale”, così è stata definita dal ministro degli esteri siriano, Walid al Muallem, la proposta del 20 novembre scorso dell’Onu su un autogoverno ad Aleppo a fronte della ritirata dei ribelli. E’ stato l’inviato Onu per la Siria Staffan De Mistura a fare da portavoce nell’incontro a Damasco con Muallem, della proposta per l’autogoverno di Aleppo, respinta dal regime di Assad.
Negli ultimi giorni di assedio sono morte oltre 250 persone tra cui 27 bambini. Otto di questi sono rimasti uccisi in una scuola di Furqan, insieme all’insegnante, per un attacco dei ribelli, il 20 novembre. La crisi siriana è ad una svolta. I ribelli stanno retrocedendo sotto i colpi del governo siriano. Ridotti ad un numero ormai esiguo, stanchi, senza viveri, feriti e privi di soccorsi per gli ospedali distrutti dai raid russi e siriani, stanno lasciando campo libero alle forze governative di Assad. Inoltre la vittoria di Fillon alle primarie francesi, aprirebbe la strada per un appoggio della Francia al governo di Aleppo. Hollande dal canto suo non si è mai speso abbastanza sul fronte siriano, ancora meno adesso, impegnato com’è ad ammortizzare i colpi inferti dalla destra, durante la campagna appena conclusa per le presidenziali, nel tentativo di rimettere a posto i cocci della sinistra. Gli Stati Uniti stanno a guardare come hanno fatto finora. Obama infatti è apparso sempre disinteressato al problema siriano e mai si è esposto più di tanto. Trump, il presidente eletto che in gennaio si insedierà alla Casa Bianca, si muoverà probabilmente sullo stesso terreno di Fillon.
La Russia in questo momento appare ad un passo dalla vittoria insieme al governo siriano. Ma purtroppo non è detto che sarà così. Si prospettano molte sfide difficili da superare. Un paese distrutto da ricostruire con ingenti impegni finanziari, forse non disponibili da parte di Russia ed Iran. L’esodo di milioni di persone fuggite dalla guerra verso i Paesi europei, hanno demograficamente smembrato il territorio e non è affatto detto che rientreranno in patria dai campi profughi dove vivono all’estero.Oltre agli endemici e sostanziali conflitti di religione che affliggono il Paese. La gran parte della popolazione è sunnita e non permetterà una invasione di campo dell’Iran alleato del regime siriano, entrambi sciiti. Una crisi di non facile epilogo dunque, per la quale il ricorso alle armi in assenza di un compromesso politico peserà ancora.