Cosa è stato Alain Delon nella mia vita? Sembrerebbe paradossale definire Delon come percorso di una vita. Per me non è così. Non è mai stato così. C’è stato un tempo in cui mi sono identificato nel professore della prima notte di quiete. Ed è così.
Quel professore inquieto, terribile nella sua anarchia esistenziale, quell’uomo che teneva nascosto un suo libro di poesie scritto tra il sentimento irruente di Goethe, del sentimento di morte del Werther e il sentimento di Stendhal di una Vanina Vanina in una visione romantica tra impeto e azione non smette di vivere mei miei giorni.
L’arte la bellezza l’amore. Ma cosa c’è di più affascinante e misterioso di ciò? Il tempo corre e scorre. Quel professore che caccia un ragazzo dalla classe. Quel professore che leggeil giornale mente gli alunni cercano di fare un compito. Quel professore richiamato spesso dal preside.
Portava nell’anima l’irrazionale del pensiero amante.
L’attore che passa dalla Piscina a Casanova… Dagli occhi di ghiaccio al sorriso ironico…
Può piacere o meno Delon è stato un conservatore. Non ha condiviso quel sessantotto a volte banale a volte diseducante.
Ma quale rivolta? La rivolta era stata già attuata da Camus che Delon leggeva spesso. Quell’attore che era vicino ai Le Pen è stato un maestro e un mito. Si può dire il contrario? Proviamoci. Non ci riusciremo. Non ci riusciranno.
Ha segnato un’epoca. Ha segnato anche il mio essere conservatore in un tempo di falsi rivoluzionari. Era di destra. Ma certamente sì. Forse proprio per questo ha segnato un tempo emblematico.
La sua bravura è testimoniata dalla sua opera. Il resto è soltanto una noia incredibile. Non smetterò di guardare i suoi film.
Lo celebreremo a Pescara nei prossimi giorni nelle giornate dannunziane…!
Perché celebrarlo al Festival dannunziano? Ci sarà pure una motivazione? Delon è stato uno degli attori protagonisti in quella percezione che ha come segno tangibile la seduzione. Non poteva essere diversamente.
Con Gabriele si è al centro della seduzione piacere e viene logico porre all’attenzione il concetto di “piacere” espresso anche da Alain.
Un personaggio che ben ha saputo filtrare la dimensione dell’onirico in un attraversamento tra l’amore e la morte. Se di pensa al trionfo della morte di d’Annunzio si entra direttamente in quella che e stata la prima notte di quiete.
Mi si potrebbe chiedere perché insisto su questo film? Perché ha la intelaiatura di un romanzo e tra soggetto e scenografia i campi cinematografici, corti e lunghi, ci conducono direttamente a una struttura narrativa di un romanzo ben costruito. Certo, il merito va a Valerio Zurlini.
Ma il film avrebbe avuto quella forza narrante se l’attore non fosse stato Delon? Direi proprio di no. Amore e morte sono i capisaldi di un percorso che soltanto un attore diventato personaggio poteva impersonare l’espressione lirica, onirica e tragica.
Non è soltanto la storia di un amore conflittuale che sembrava impossibile. È la storia di un destino nella tragedia di un incontro. Sin dall’inizio la parvenza inquieta di Dominici, il personaggio, rende inquietante tutto il percorso filmico.
Accanto ai temi dell’amore e della morte ci sono quelli dell’arte, della letteratura e del gioco. Erano gli anni Settanta del Novecento. Gli anni di Anonimo veneziano di Giuseppe Berto ma anche di Love Story ma anche di Eutanasia di un amore. Se inseriamo il tutto in un mosaico i tasselli richiamano ad un solitudine assordante che vibra corde di malinconie ben espresse sia da Toni Musante e soprattutto dal nostro Alain Delon.
È sempre l’amore il perno centrale. Si può parlare di d’Annunzio senza l’amore e la seduzione?
Alain Delon con la figlia Anouchka nel 2019 alla cerimonia d’onore del Festival di Cannes, per il ritiro della Palma d’Oro. Anouchka, vice presidente della Alain Delon International Diffusion a Ginevra, è l’unica cui il celebre attore chiedesse di accompagnarlo alle cerimonie cinematografiche e teatrali.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal MiC
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