Si apre la stagione post estiva con le celebrazioni del centenario dalla nascita del filosofo Manlio Sgalambro. Uno sguardo a tutto tondo su quella filosofia del dubbio che si confronta con la verità ricercata. Non trovata. Le opere di Sgalambro a cominciare dalla metafora del sole sino all’età come orizzonte in tramonto sono riferimento.
C’è sempre un mondo pessimo che esprime la conoscenza del peggio. In una vita reale c’è un sottosuolo che nasconde un’altra vita, ovvero quella vera. Il reale e il vero. A quale dei due punti labirintici fare affidamento?
Ci poniamo domande che se fossero pronte le risposte. Se di filosofia occorre viaggiare non è facile trascrivere la domanda e la successiva risposta. Perché pur riflettendo a lungo mancano molte risposte. In politica e nel privato partendo dal presupposto che il privato non è politico, ma è semplicemente l’unico intimo.
Manlio Sgalambro ci conduce verso questo viaggio che ha sempre l’attesa dell’invito. Se non siamo stati inviati al viaggio come ci apprestiamo al viaggio. Neppure Baudelaire è riuscito a dare un senso a ciò. Anche se tra poesia e filosofia il cunicolo è abbastanza stretto.
Elaboriamo filosofia ma non poesia. La poesia non è mai un laboratorio. È una inventiva fantastico – magico. Il creativo giunge senza il pensiero pensato. La filosofia ci tocca nel momento in cui il pensato si spazia come il pensiero.
Più che in Platone siamo in Plotino anche se la caverna resta in ogni coscienza in solitudine. Come in Camus. L’isola alla quale ci aggrappiamo è una metafisica della solitudine che si rappresenta.
Forse Schopenhauer potrebbe venirci in aiuto ammesso che abbia risolto i suoi problemi con gli Orienti. Come potrebbe venirci in aiuto il mondo sciamano di Zarathustra ammesso che si sia conciliato con Nietzsche.
Comunque resta una ferita aperta quella misantropia dell’uomo di sempre che Sgalambro ha riportato nella conoscenza del mondo pessimo o nell’età come trattato epistemologico.
Abitarlo questo tempo. Ci dice Maria Zambrano. Abitare il possibile è rendere il bosco, nel quale vi troviamo, illuminato. Da cosa? Da un chiaro che annuncia l’aurora. Ma questa è già la speranza che si fa strada. Quindi il buio pur considerandolo possibile si estende nell’impossibilità di vivere il buio.
L’impossibile notte scura di Hegel si rompe con un taglio di luce. Tutto questo non è ricerca. È viaggio. Lo ha definito Manlio Sgalambro portandosi dietro una dote filosofica e poetica non indifferente. Una eredità che ha come epicentro quella grecità dalla quale, oltre Giorgia, il pensiero ha la verità del dubbio.
D’altronde l’abisso e l’assurdo sono meteore cadute nella parola e l’hanno incendiata con il fuoco mai fatuo tra La Rochelle e Yourcenar. Il fuoco è la recita del mito che rende la sostanza immateriale archetipo. Cerchiamo il vero. Non il reale. Dunque.
Siamo al punto. Dal punto si riparte. Non si chiude mai.
Allora, riprendiamo un discorso, mai interrotto, su un filosofo che costituisce l’asse portante e decisivo di una sintesi tra pensiero ricerca e creatività.
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente è inoltre l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente dellaGiunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Mic
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