G20 di Hangzhou, nessuna intesa tra Stati Uniti e Russia sul cessate il fuoco in Siria

“Freddezza” tra Putin e Obama, salta l’apertura di un corridoio umanitario ad Aleppo

Immagine: Putin e Obama

E’ il gioco delle parti. Usa e Russia mai come in questi ultimi anni provano a “giocare” al “gatto col topo” solo che entrambe le potenze mirano al proprio tornaconto, come sempre. Al G20 cinese di Hangzhou è andata in scena l’ultima puntata tra il presidente americano e quello russo che hanno a lungo discusso sulla questione siriana e in particolare sulla situazione di Aleppo. Nessuna intesa è stata raggiunta per “mancanza di fiducia” come dichiarato dallo stesso Obama a margine del vertice, niente “cessate il fuoco” in Siria ma soprattutto, e purtroppo, nessuna apertura del corridoio umanitario previsto per Aleppo. Il capo della Casa Bianca e il presidente russo si sono incontrati faccia a faccia dopo mesi di scontro geopolitico tra i loro Paesi senza giungere a risultati, intanto ad Aleppo ridotta in rovine la gente aspetta e muore. Ci vorranno nuovi incontri tra i diplomatici, esperti di questioni militari e di intelligence prima che russi e americani trovino una formula che porti a un ennesimo cessate-il-fuoco al quale nessuno crede davvero. Per capire che l’ennesimo meeting tra Putin e Obama non sarebbe andato bene basta guardare la stretta di mano tra i due: fredda, quasi forzata. Quali sono, quindi, i punti che hanno fatto saltare l’accordo? I ribelli innanzitutto. Il presidente siriano Bashar Assad considera tutti i ribelli come dei terroristi mentre Putin, suo principale alleato, non è così rigido. Tuttavia negli ultimi mesi la sua posizione si è irrigidita. I russi notano che ci sono «crescenti sovrapposizioni» tra le formazioni di oppositori al regime, appoggiate dagli americani, e i gruppi affiliati ad Al Qaeda, come Jabhat Fatah al-Sham, l’ex al-Nusra, nonché le propaggini dell’Isis. Per i russi, quindi, tocca agli americani fornire le prove che ci siano ancora posizioni distinte nel fronte anti-Assad. Viceversa Washington chiede da tempo a Mosca di cessare i bombardamenti indiscriminati contro tutti i nemici del presidente siriano. Altra questione: Putin difende Assad, Obama ne vuole l’espulsione. Infine l’incognita delle armi chimiche che pesa come un “macigno” nell’economia di un possibile accordo tra le due potenze. Washington ha accettato con grande preoccupazione il rapporto pubblicato in agosto dall’Opcw, il comitato delle Nazioni unite che ha indagato sulla diffusione delle armi chimiche in Siria. Gli esperti dell’Onu concludono che un arsenale di bombe al cloro, piuttosto elementari ma letali, è ancora a disposizione di Assad. E il presidente siriano non esita a utilizzarlo per piegare la resistenza dei ribelli. Un’altra prova di quanto sia inaccettabile, per Obama, raggiungere un compromesso che attribuisca un qualsiasi ruolo politico al leader di Damasco.

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