PIERFRANCO BRUNI
Tra il piacere e la ragione l’estetica parla un linguaggio altro rispetto allo storicismo Illuminista. In virtù di ciò un personaggio che ha spezzato la consuetudine e il conformismo settecentesco è stato Giacomo Casanova. Ma cosa ha rappresentato Casanova nei miei studi? Mi sono spesso fatto questa domanda. Da anni lavoro su questo personaggio. È da anni che mi interrogo. Un fatto è certo. Dai tempi della mia prima giovinezza ho cercato di soffermarmi sulle sue memorie e su ciò che ha scritto. Fatti e leggende creano un itinerario enigmatico.
Dove finisce la finzione e dove inizia quella che usa chiamarsi realtà? Credo che non è possibile scindere i due fattori principali nella vita di un personaggio che ha attraversato un’epoca complessa quale è stata appunto l’età dell’Illuminismo. Non si può prescindere da da alcuni dati che considero fondamentale. Il primo riguarda la storia dei suoi amori. Ammesso che si possano definire amori.
Il secondo riguarda il suo legame con una una donna che egli chiama Henriette. Il terzo è la sua perenne malinconia. In un contesto di contraddizioni le sue affermazioni sono il percorso di una biografia che si fa letteratura. Porta la vita nella letteratura. Questo significa che non si saprà mai dove cominci la finzione e dove il reale. Mettere insieme i due emisferi è un dato storico ma anche estetico.
La storia conferma che non fu mai un illuminista. Non ebbe mai un pensiero illuminista. Un fatto che entra in una questione dihiaratamente filosofica. Vivere è saper usare l’ironia come progetto esistenziale. Nel tempo di Voltaire fu vicino a Rousseau. Nel tempo di Rousseau non fu mai pensatore in cui il “contratto sociale” potesse essere la fonte di una determinazione storicista che sarà successivamente l’anticamera del positivo.
Contrappone alla ragione il sublime. Scegli come principio l’estetica. Non definisce. Osserva. Ciò che sarà la rivoluzione francese a Casanova non riguardava. Era l’estetica e il rapporto personale con le donne e il potere che gli interessava. È come se creasse una fenomenologia dell’estetica.
Capì prima di molti altri che la bellezza è l’impalcatura delle società. La filosofia proprio nel Settecento fuggì da questa luogo dello sguardo. La seduzione ha la capacità di guidare le attrazioni dello spirito.
Si contrappone alla storia perché non crede alla politica. Ma fa della fenomenologia non un logos ma un mito. Il suo amore per Henriette diventa il punto centrale dei suoi ultimi anni che sono il centro del suo scandire la fisicità degli uomini.
Le donne sono fisicità perché il femminile è tale se la bellezza è uno specchio che riflette non l’universale ma il personale. Rende personale tutto. Nel personale c’è il tempo. Non quello di tutti. Ma il suo. Infatti è convito che “Godimento e desideri son dell’uomo il maggior bene, ma non son veri piaceri se non quando vanno insieme”. Il piacere è il concetto che si addice agli uomini liberi.
Egli trovava nella libertà la vera forza dell’uomo moderno. Concetto che contrappone alla ragione soprattutto nel suo contesto. Il gioco della memoria che emerge nella storia della sua vita è uno scavo imprescindibile del pensiero. È l’uomo moderno che non vuole essere rivoluzionario ma innovativo.
Dove inizia la finzione e dove la realtà? Ma cosa è il reale? Anche il reale per Casanova è finzione. Attenzione. Non maschera. Ma specchio. E lui ha avuto il coraggio di non perdere mai il dialogare con lo specchio. Negli ultimi anni della sua vita è lo specchio che lo ha reso vulnerabile all’età. Cari lettori non perdiamoci dietro a domande e dietro alla ricerca di risposte.
Casanova è l’estetica del sublime.nella temperie in cui la ragione regnava, fece della ricerca del bello il senso del desiderio e della sensualità.
Copertina: Alain Delon, Il ritorno di Casanova (Le retour de Casanova) film del 1992 diretto da Édouard Niermans
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Pierfranco Bruni è nato in Calabria e vive tra Roma e la Puglia. Scrittore, poeta, italianista e critico letterario, già direttore archeologo presso il Ministero della Cultura. Esperto di Letteratura dei Mediterranei, vive la letteratura come modello di antropologia religiosa. Ha pubblicato diversi testi sulla cristianità in letteratura. Il suo stile analitico gli permette di fornire visioni sempre inedite su tematiche letterarie, filosofiche e metafisiche. Si è dedicato al legame tra letteratura e favola, letteratura e mondo sciamanico, linguaggi e alchimia. Ha pubblicato oltre 120 libri, tra poesia saggistica e narrativa. È presidente del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”. Ricopre incarichi istituzionali inerenti la promozione della cultura e della letteratura. Quest’anno con decreto del Ministero della Cultura Mic , è stato nominato Presidente della Commissione per il conferimento del titolo di “Capitale italiana del Libro 2024“. Recente l’incarico assegnato sempre dal Mic di Componente della Giunta del Comitato nazionale per il centenario della morte di Eleonora Duse (21 aprile 1914 – 21 aprile 2024) direttore scientifico nazionale del Progetto Undulna Duse 100 e del Progetto nazionale Manlio Sgalambro a 100 anni dalla nascita. Entrambi indetti dal Ministero della Cultura (MiC)
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