Alluvione Valencia. Sale il bilancio delle vittime a Sud della Spagna

"Siamo alla vigilia di un ponte festivo, ma vi invito a stare a casa...la Dana continuerà, occorre stare attenti..." L'avvertimento del premier Pedro Sánchez dal centro per la gestione delle emergenze a L'Eliana. l progetti di cloud seeding in Marocco e l'alterazione delle condizioni ambientali poste in evidenza l'agosto scorso dalla Agenzia meteorologica spagnola El Tiempo

di Antonella La Mantia

Valencia, 1 novembre 2024 – A Sud della Spagna, il bilancio delle vittime accertate del disastro alluvionale sale a circa 200. Fra le vittime anche un bimbo di 4 anni del piccolissimo paesino di Sot de Chera.
800 millimetri d’acqua sono caduti nella provincia di Valencia, paragonabili alle piogge di un intero anno.
Le impetuose precipitazioni, insieme a grandine e trombe daria che, hanno colpito le province di Valencia e Albacete e la regione dell’Andalusia, nella notte tra martedì 29 ottobre e mercoledì 30 ottobre 2024, sono state causate da un fenomeno meteorologico denominato “Dana” determinato dallo scontro di una depressione di aria fredda ad alta quota con aria calda e umida degli strati più bassi dell’atmosfera.

Oggi l’allerta si è spostata anche nella metà occidentale dell’Andalusia, nel basso Ebro e nelle isole Baleari, per le violenti e persistenti piogge. Sulla costa di Huelva e nelle regioni di Arévalo e Condado, attivata allerta rossa dalla Agenzia Meteorologica Statale (Aemet). Allarme poi diminuito in queste zine nel corso della giornata. L’allerta resta alta alle Baleari.

Nelle ultime ore sono stati trovati vivi sette dispersi. In 50mila sono senza corrente elettrica.

Oltre 360mila abitanti di una ventina di municipi della regione di Valencia sono ancora senza acqua potabile mentre in 50.000 sono al buio

“Moltissime persone erano ai piano terra delle abitazioni, nei garage, tentando di mettere in salvo le auto, possono ancora esserci persone ancora vive fra coloro che si trovano in questa situazione”. Così il ministro della Difesa, Margarita Robles.

I dispersi secondo fonti di governo, sono ancora decine e decine e gli interventi di soccorso proseguono senza sosta.
Oltre 250 persone sono state salvate da elicotteri e 70 via terra.
Un mare di fango nelle località inondate dalle piogge torrenziali. A Valencia e nelle province adiacenti colpite dalla drammatica catastrofe,
la fine della emergenza è lontana.


Dal centro per la gestione dei soccorsi a L’Eliana (Valencia), il premier spagnolo Pedro Sánchez, ieri ha diffuso  un avvertimento alla popolazione:
Chiedo a tutti di seguire le indicazioni delle autorità. Siamo alla vigilia di un ponte festivo, ma vi invito a stare a casa…Dico ai cittadini della zona che la Dana continuerà, non è finita, quindi bisogna stare attenti“.

Permane forte maltempo, nel sud-ovest e nel nord-est della Spagna, con strade interrotte e scuole chiuse, in particolare nelle province di Castellón e di Cadice
Restano attive le allerte meteorologiche.

A Paiporta, comune situato nella comunità autonoma di  Valencia, è tra le aree più colpite della provincia. Sepolta dal fango,  da martedì è completamente isolata e priva delle forniture idriche ed elettriche. La città conta 45 vittime.

Secondo l’ultimo aggiornamento ufficiale oltre 120.000 gli sfollati, almeno 500 persone hanno pernottato in alberghi della regione di Valencia.  Il ministro della Difesa, Margarita Robles, ha disposto l’intervento di più di un migliaio di militari dell’Unità di emergenza dell’esercito per ripulire 119 strade regionali isolate dal fango e dai detriti trasportati dalla violenza delle piogge.

In merito alla situazione climatica degli ultimi anni, lo scorso agosto l’agenzia meteorologica spagnola El Tiempo, sottolineava l’attuazione di un piano di geoingegneria climatica in Marocco:  “Nell’ambito del piano nazionale per combattere la scarsità idrica, il Marocco sta sviluppando un totale di 20 progetti di cloud seeding. L’obiettivo è aumentare le precipitazioni in specifiche aree del Paese fino al 15%attuazione di questi progetti suscita sospetti nella regione, soprattutto nelle zone vicine come il sud della Spagna e, in particolare, a Ceuta e Melilla“.

L’agenzia meteorologica spagnola evidenziava nel documento diffuso in agosto un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato dopo il vertice sul clima COP28 del 2023, secondo cui ” la geoingegneria climatica potrebbe innescare una serie di reazioni a catena con rischi significativi per gli esseri umani, gli oceani, le temperature globali e la biodiversità”.

El Tiempo proseguiva citando l’analisi di studiosi in merito alla alterazione climatica: “i cambiamenti climatici possono causare un aumento dei fenomeni meteorologici estremi, come tempeste, fulmini, grandinate e persino tornado. Infine, va considerato il possibile conflitto geopolitico che potrebbe insorgere tra gli Stati interessati, come Spagna e Marocco, a causa dell’alterazione delle condizioni ambientali dovuta alla decisione di un singolo Paese”.

L’allarme sui rischi del cloud seeding progettato in Marocco potrebbero essere collegati alla drammatica alluvione in Spagna? !

Una domanda che al momento non restituisce risposta. Il tema certamente scottante e al contempo inquietante, sollecita certamente un dibattito urgente a vari livelli sull’impatto e implicazioni di queste nuove tecnologie di inseminazione delle nuvole.

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Molti ricordano la catastrofe naturale che si abbatté su Valencia nel lontano ottobre del 1957. Durante una gota fría durata 3 giorni, quel sabato 12 ottobre, sulla città e a monte, lungo il fiume Túria, caddero violenti piogge che si attenuarono durante la notte.

Valencia 14 ottobre 1957 (Wikipedia)

La mattina successiva la pioggia riprese incessante e le città di Chelva, Casinos e Ademuz, situate nella comunita autonoma valenciana, furono  particolarmente colpite da lievi inondazioni.

La pioggia non cessò continuando  fino al 14 ottobre e il Túria ruppe gli argini. Il fiume attraversava  Valencia, tracimando riversò 300 milioni di metri cubi di acqua nella città. L’alluvione di allora provocò seimila case distrutte e la morte di 81 persone.

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