di Emiliana Casciani
Si accende il dibattito internazionale sull’ultimo caso di diabolica oppressione verso le donne. L’Iran continua ad essere terra cruenta, gli arresti femminili salgono selvaggiamente di numero. È del 2 novembre scorso il drammatico caso che ha riguardato Ahou Daryaie, la studentessa arrestata dopo essersi spogliata per protesta a causa di insulti e aggressioni da parte di alcuni membri della forza paramilitare Basij, all’interno dell’università della Scienza e della Ricerca di Teheran, per l’abbigliamento della ragazza non allineato alle imposizioni di regime. Ahou Daryaie non indossava l’hijab.
La polizia morale, presente in tutte le università iraniane opera un controllo sulla modalità del vestiario e il modo di fare delle donne, avrebbe inveito contro Ahou strappandole velo e vestiti.
La ragazza per protesta si sarebbe spogliata rimanendo solo con la biancheria intima e i capelli sciolti. Ciò è mostrato in un video divenuto virale negli ultimi giorni. L’Agenzia Iran International riferisce che la ragazza sia stata condotta in un ospedale psichiatrico su ordine dell’Intelligence dei Guardiani della Rivoluzione, in quanto soffrirebbe di una patologia psichica, di una malattia mentale.
Si tratta dell’ennesimo caso di ragazze che osano contrastare il sistema sopraffattivo iraniano andando incontro alla violenza a soprusi e a morte. Prima di Ahou Daryoee, la tragedia di Massa Amini picchiata a morte in ospedale, Nola Shakaram uccisa e stuprata, Arezou Badri in coma da quando fu colpita da dei proiettili nella sua macchina perché non indossava il velo.
Sono trascorsi più di due anni dal lancio del movimento Donna Vita Libertà, ma vivere in Iran è insostenibile per le donne calpestate nel rispetto dei propri diritti.
“Le autorità iraniane devono rilasciare immediatamente e senza condizioni la studentessa universitaria che è stata arrestata in modo violento dopo che si era spogliata per protestare per gli abusi subiti dagli agenti che fanno rispettare l’obbligo del velo”. La dichiarazione nell’immediatezza del fatto di Amnesty International, organizzazione non governativa per il rispetto dei diritti umani,
Somayeh Haghnegahdar film-maker iraniana in esilio in Italia ha commentato con forza : “Ho visto decine di volte il tuo video virale e vorrei rivolgermi a te, Ahou jan, mia sorella! Nel nome di Donna Vita Libertà che il tuo corpo sia la terra della libertà, che nessun uomo, nessun governo, nessuna religione e nessun militare ha il diritto di dominare. La mia coraggiosa eroina! Il tuo grido ha scosso le mura dure e marce della mascolinità.
Le donne iraniane non si arrendono e continuano la disobbedienza civile; anche se centinaia delle leggi scritte e non scritte e dei confini sono progettati per mettere a tacere la loro voce, per negare i loro diritti fondamentali. Tu hai dimostrato che le donne non dovrebbero essere viste come creature dominanti, ma come future leader e innovatrici.
Hai inviato un messaggio chiaro: il corpo femminile non è né un oggetto né uno strumento di controllo, ma libero, che la lotta femminile inizia dai propri corpi, “i nostri corpi sono campi di battaglia”. Hai acceso una scintilla nel cuore di tutte le donne che non si sono piegate alle repressioni storiche, quelle che stanno plasmando il proprio futuro con le proprie mani.”