La reazione contro la Turchia annunciata da Putin non si concretizzerà sul piano militare – sospiro di sollievo (!) – ma su quello economico. A margine di una conferenza stampa il ministro degli Esteri russo Serghej Lavrov ha confermato la linea dura del presidente: “Riconsidereremo seriamente le relazioni”.
Parole dure quindi che non lasciano spazio a interpretazioni diverse da quelle di una “rottura” tra i due paesi e proprio sul fronte dei legami commerciali nelle dogane e nelle agenzie viaggi la ritorsione russa ha già preso forma. Un colpo da 44 miliardi di dollari, secondo il portale russo di informazione economica Rbk, a tanto ammonta la posta in gioco nel confronto tra russi e turchi poiché la Russia, non dimentichiamo, è il secondo partner commerciale di Ankara.
Le cifre parlano chiaro, si tratta di 31 miliardi di dollari nel 2014 e circa 18 per i primi nove mesi del 2015, considerando anche il settore dei servizi la cifra sale a 44 miliardi. Le ambizioni dichiarate due mesi fa Mosca dal presidente turco Recep Tayyep Erdogan a Putin sono naufragate, a settembre i due si erano accordati per aumentare il commercio bilaterale a 100 miliardi. Ambizioni oggi vittime della guerra in Siria, attribuendo alla Turchia “un atto criminale” il primo ministro Dmitrij Medvedev ha affermato ieri che “le dirette conseguenze potrebbero implicare da parte nostra il rifiuto a partecipare a tutta una serie di progetti congiunti, mentre le imprese turche perderanno posizioni sul mercato russo”. La ritorsione è già scattata, tutti i più importanti tour operator russi hanno bloccato ieri le vendite di pacchetti vacanze in Turchia, meta tra l’altro favorita dai ricchi russi (4milioni solo nel 2014), mentre l’Associazione russa dei produttori tessili ha indirizzato una lettera al governo chiedendo il boicottaggio degli acquisti di abiti e beni di consumo dalla Turchia.
La ritorsione economica ha un effetto domino, al porto di Novorossisk sul Mar Nero le dogane russe bloccano i carichi in arrivo dalla Turchia senza dare spiegazioni. L’unica certezza? Difficilmente il gelo tra Mosca e Ankara colpirà il fronte energetico in cui gli interessi tra i due paesi sono strettamente connessi: Mosca è il principale fornitore di gas dalla Turchia – che importa il 60% del fabbisogno annuo – e la Turchia, dopo la Germania, è il secondo cliente di Mosca. Senza contare, infine, il passaggio al nucleare che Ankara ha affidato in buona parte ai russi.