Roma, dicembre 2024 – “Oggi incontriamo il Vangelo, perché un volontario è l’occhio e la mano di Dio, quando diventa speranza, quando sostiene e quando vive la compartecipazione. L’incarnazione del resto è questo: la grande divinità che si incarna nella sofferenza umana, l’esperienza più tragica e più bella dell’amore di Dio, quell’amore che non lascia mai soli”. Così Don Marco Eugenio Brusutti, presidente AIL Padova, il 14 dicembre scorso, in occasione dell’Udienza Papale privata riservata alla comunità dell’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL), che si è svolta in Vaticano presso l’Aula Paolo VI. Don Brusutti è stato il coordinatore dell’iniziativa. “Il volontario non lascia mai sole le persone, non lascia mai sole le persone che hanno bisogno- ha proseguito Don Brusutti- noi non curiamo le persone, la malattia, le leucemie, i tumori, cose gravissime e brutte, ma che viste singolarmente sono poca cosa rispetto al non lasciar sola la persona. Abbiamo bisogno di dare speranza. Ecco il Giubileo della speranza, allora, ecco che questa ultima grande Udienza del Papa ci prepara, come un grande portale, alla speranza, quella speranza che non delude, che tutto conosce e che tutto ama”.Papa Francesco: Rimettere malati al centro“La malattia è spesso percepita come una sconfitta, come qualcosa da nascondere, eliminare: si scartano i malati in nome dell’efficienza e della forza, si emargina la sofferenza perché fa paura e ostacola i progetti”, ha detto Papa Francesco questa mattina in occasione dell’udienza privata riservata alla comunità dell’Associazione Italiana contro Leucemie, Linfomi e Mieloma (AIL), che si è svolta in Vaticano presso l’Aula Paolo VI.In alcune culture, ha proseguito Papa Francesco, “si eliminano i malati e questo è brutto”. È quindi “urgente rimettere al centro la persona malata, con la sua storia, le sue relazioni, quelle familiari, quelle amicali e quelle terapeutiche, per trovare senso al dolore e dare risposta ai tanti ‘perché’. Anche quando tutto sembra perduto, è possibile sperare”, ha concluso.”La vostra è una testimonianza di solidarietà e di vicinanza, ancora più importante in un questo mondo segnato dall’individualismo”.Parlando poi a braccio, il Papa ha ricordato una domanda a lui posta, dove gli si chiedeva quale fosse la “caratteristica di una certa associazione troppo individualistica” e alla quale lui rispose: “No, la caratteristica non la conosco, ma so qual è il suo motto: ‘Io, me, con me e per me'”. Il Papa ha evidenziato quindi la necessità di “fare luce, riportando al centro i malati”, ha concluso. Animare la ricerca“Ail è piazza e tassello costruzione speranza cure e terapie più aggiornate”Illuminare il “buio del dolore” dove troppo spesso i malati si trovano, scartati “in nome dell’efficienza e della forza”, talvolta addirittura “eliminati”.Donarsi, per annullare, un passo alla volta, quella “cultura dello scarto”, che si combatte nelle piazze, uscendo dal “proprio orticello” per animare la ricerca scientifica. Tutto questo nella convinzione che, nella malattia, “anche quando tutto sembra perduto, è possibile sperare”. Su questi temi si è snodato il discorso di Papa Francesco rivolto ai membri dell’Associazione italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma (Ail), ricevuti oggi in occasione del 55esimo anniversario della loro Associazione, nel corso di una udienza privata a loro riservata, che si è svolta in Vaticano presso l’Aula Paolo VI. Il Papa ha esordito ringraziando la delegazione per l’impegno profuso in numerose attività: finanziamento della ricerca ma anche sviluppo di centri specializzati, accoglienza e cura a domicilio dei pazienti. In una parola, “prossimità”, definita “una delle qualità di Dio”.Francesco si è quindi soffermato sull’idea di “piazza”, luogo dove l’Ail è presente “con un’opera di diffusione capillare” in tutta Italia. Il Papà ha evidenziato ancora la “volontà di stare con la gente”, condividendone il dolore attraverso una presenza “mai invadente”, essendo “buoni samaritani”. Questo impegno, secondo il Papa, porta un contributo “concreto”, aumentando “la conoscenza, che fa parte della migliore tradizione sanitaria italiana” ed assicurando “l’attenzione alle persone che hanno bisogno di sentirsi accompagnate nella terapia”. Infine, rivolgendosi ai membri di Ail ha concluso: “Siete un tassello della costruzione di due speranze: speranza della cura, sempre, e speranza della terapia, nelle modalità più aggiornate”. |