Processo al ‘68 Anni formidabili…o peggio gioventù? Lunedì 10 agosto ore 21 a San Mauro Pascoli (Fc)

A confronto Giampiero Mughini e Giancarlo Mazzuca (accusa) Marco Boato e Marcello Flores (difesa), Il verdetto sarà emesso dal pubblico presente

San Mauro Pascoli (Fc) – Formidabili quegli anni o peggio gioventù? Detto in altre parole: rivoluzione o restaurazione? L’oggetto del contendere è un anno cardine per la storia tutta, il 1968, tema al centro del Processo del 10 agosto a San Mauro Pascoli (inizio ore 21). A confrontarsi secondo la tradizione dei pubblici processi promossi da quindici anni da Sammauroindustria, saranno una difesa e un’accusa, con il verdetto emesso dal pubblico presente. Un verdetto tra i più incerti, visto il tema controverso e i protagonisti della serata. A guidare l’accusa sarà uno dei protagonisti di quegli anni Giampiero Mughini, insieme al giornalista Giancarlo Mazzuca. A difendere le sorti del 68 saranno un altro protagonista di quel periodo Marco Boato, insieme allo storico Marcello Flores.

Presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori, fondatore del Processo e Presidente di Sammauroindustria. Il verdetto sarà emesso dal pubblico presente munito di paletta. L’ingresso è libero, quindi tutti possono votare.

L’evento è organizzato da Sammauroindustria, associazione pubblico privato di San Mauro Pascoli.

Un anno controverso.

Dopo quasi cinquant’anni, il ’68 continua a dividere. Per qualcuno è stato un periodo formidabile, di sogni e speranze di rinnovamento che almeno in parte si realizzarono. Per altri semplicemente l’origine e la causa di fatti e comportamenti poi sfociati in nere pagine della storia d’Italia. C’è chi come il sociologo Roberto Guiducci ha parlato di “rivoluzione mancata”, chi come Guido Viale lo ha interpretato come intreccio di “rivoluzione e restaurazione”.

Diverse interpretazioni sono state avanzate anche nel corso di quattro Udienze preliminari organizzate sempre da Sammauroindustria insieme a studiosi e protagonisti di quegli anni (Giampaolo Borghello, Mario Capanna, Elena Costa, i sessantottini della Romagna), che hanno anticipato alcuni temi di discussione in vista della serata del 10 agosto. In quegli incontri c’è chi come Giampaolo Borghello autore di una monumentale antologia sul periodo ha ribadito che il ’68 “non è stato l’anticamera al terrorismo”, e chi ancora ha detto che il ’68 ha perso perché “non si è fatto stato” (Giuseppe Chicchi).

Insomma, anche a causa della vicinanza temporale, grande il disordine sotto il cielo, per parafrasare uno dei principali di miti di quella stagione, Mao Tse-Tung.

Già la prime scaramucce tra i protagonisti del Processo di San Mauro.

E che le posizioni tra accusa e difesa siano molto distanti lo evidenziano le anticipazioni dei protagonisti della serata a San Mauro. Va di clava Giampiero Mughini: “Sono un figlio del Sessantotto, e ritengo quegli anni e quelle febbri un momento cruciale della storia italiana recente. Solo che il Sessantotto è durato troppo a lungo, una ventina d’anni (fino al delitto Moro), e nel tempo s’è avariato, ha prodotto i due opposti terrorismi e un groviglio di sottoculture che a tutt’oggi ingabbiano la nostra storia civile e impediscono una modernizzazione del Paese”. Duro anche l’altro accusatore, Giancarlo Mazzuca: “Il Sessantotto non fu una rivoluzione, ma una ribellione dei figli contro quei padri che, sull’onda del benessere economico del secondo dopoguerra, avevano creato ricchezze e opportunità”.

Allarga lo sguardo a una dimensione più mondiale il fronte della difesa. Marcello Flores: “Il ’68 è stato un evento mondiale. La ribellione degli studenti e dei giovani è avvenuta in decine e decine di paesi in tutto il mondo (dall’Europa alle Americhe e all’Asia), con caratteri simili e con una cultura che sembra, per la prima volta, «globale», ma senza nascondere le peculiarità nazionali”. Marco Boato: “I movimenti del ’68 e ’69 furono espressione di un forte processo di modernizzazione e di una sorta di ‘anticipazione del futuro’: si potrebbero quasi definire, soprattutto il ’68, un primissimo fenomeno di ‘globalizzazione’ politica e culturale, ben prima della più recente globalizzazione economica e finanziaria”.

Difficile fare pronostici sul verdetto di questo Processo, tanto più davanti a una giuria popolare spesso volubile. Quel che è certo sarebbe il clamore nel caso di una condanna arrivata dal cuore della Romagna da sempre etichettata come “regione rossa”.

Un po’ di storia del Processo

Promosso da Sammauroindustria, il Processo è nato nel 2001 dall’idea di riaprire il caso sull’omicidio del padre del Poeta, Ruggero Pascoli, assassinato in un agguato il 10 agosto del 1867. Da quella prima intuizione si sono susseguiti, il 10 agosto di ogni anno, altri Processi su personaggi che hanno fatto la storia della Romagna (e non solo): il Passatore di Romagna (2002), La cucina romagnola (2003), Mussolini (2004), Mazzini (2005), Secondo Casadei (2006), Garibaldi (2007), Togliatti (2008), Badoglio (2009), il Romagnolo (2010), Cavour (2011), Processo d’Appello Pascoli (2012), Rubicone (2013), Pellegrino Artusi (2014).

Il Processo a San Mauro Pascoli unisce la scientificità dell’argomentazione alla spettacolarità dell’evento, e proprio per il suo originale carattere di pubblic history è stato al centro di studio di alcuni atenei italiani.

I protagonisti del Processo

Marco Boato. Docente universitario, giornalista, deputato e senatore, tra i protagonisti del ’68. Laurea in Sociologia a Trento con Francesco Alberoni sui movimenti collettivi. Ricercatore di Sociologia all’Università di Padova fino al 2008. Parlamentare per sei legislature, con i radicali, i Verdi e l’Ulivo. Nel 1968 ha contribuito ai volumi “Documenti della rivolta universitaria” (Laterza) e “Università: l’ipotesi rivoluzionaria” (Marsilio). Nel 1969 ha pubblicato “Contro la chiesa di classe. Documenti sulla contestazione ecclesiale in Italia” (Marsilio), nel 1978 “Sinistra e questione cattolica in Italia e nel Trentino” (UCT) e nel 1979 “Il ’68 è morto? Viva il ’68!” (Bertani)

Durante il periodo universitario, ha fatto parte del Movimento studentesco ed è stato uno dei leader del ’68 trentino e italiano. Ha poi fatto parte di Lotta continua, dei Cristiani per il socialismo e della “Nuova sinistra”. Nel 1981 ha tenuto il più lungo discorso della storia parlamentare (18 ore e 5 minuti). Dal 1982 ha contribuito alla fondazione dei Verdi italiani, che ha rappresentato per più legislature in Parlamento.

Marcello Flores. È docente di storia comparata all’Università di Siena dove ha diretto per dieci anni il master europeo in Human rights and genocide studies. Dal 1975 al 1992 ha insegnato all’università di Trieste, nel 1993-94 è stato addetto culturale presso l’ambasciata italiana di Varsavia. Ha studiato all’università di Roma dal 1965 al 1971, ed è stato attivo nel movimento studentesco. Le sue ricerche hanno riguardato la storia del comunismo, dei totalitarismi, della violenza e dei genocidi, dei diritti umani. Il suo ultimo libro è uscito nel 2015 presso il Mulino: “Traditori. Una storia politica e culturale”. Sul periodo al centro del Processo ha pubblicato “Il Sessantotto” insieme a Alberto De Bernardi. E’ direttore scientifico dell’Istituto per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. Vive a Siena, è sposato da quarantacinque anni e ha due figli e quattro nipoti che vivono a Barcellona.

Giancarlo Mazzuca. Romagnolo di Forlì, già direttore del Resto del Carlino, del Quotidiano Nazionale, è stato inviato speciale del Corriere della Sera, vicedirettore di Fortune e della Voce e caporedattore del Giornale. Dopo un’esperienza parlamentare, dal 2013 è alla guida del Giorno, che aveva già diretto. Ha scritto diversi libri, tra cui “La Voce di Indro Montanelli”, “La Fiat da Giovanni a Luca” (con Alberto Mazzuca), “I faraoni” (con Aldo Forbice), “La Resistenza tricolore” (con Arrigo Petacco), “Sangue romagnolo” (con Luciano Foglietta), “Il compagno Mussolini” (con Nicholas Farrell), “La vita oltre l’euro” (con Ernesto Preatoni) e il recente “Indro Montanelli. Uno straniero in Patria”. Ha vinto premi giornalistici come il Saint Vincent, Il Campione d’Italia, il Guidarello, il Silone, l’Acqui Storia, il Pannunzio e, soprattutto, il Boccaccio dedicato a Montanelli. Nel 2014 ha vinto il premio Gianni Brera alla carriera.

Giampiero Mughini. Scrittore, giornalista, opinionista. Nato a Catania, nel 1963 fonda e dirige la rivista ‘Giovane Critica’ che accompagna la nascita del ’68, insieme ai ‘Quaderni Piacentini’. Dopo la laurea si trasferisce a Roma dove inizia la professione di giornalista, prima a Paese Sera, poi al Manifesto dove è tra i fondatori, in seguito a Lotta Continua di cui sarà anche direttore. Negli anni Ottanta matura la decisione di separarsi dagli ambienti di quella sinistra che ha segnato quasi vent’anni della sua militanza politica. Lo fa nel suo stile, in modo clamoroso, molto schietto, con pamphlet “Compagni addio”, a cui farà seguito alcuni anni dopo il volume “Gli anni della peggio gioventù. L’omicidio Calabresi e la tragedia di una generazione”. Molto critiche saranno infatti le sue posizioni sugli ex di Lotta Continua come Adriano Sofri, pur affermando l’innocenza dell’ex leader sull’omicidio del commissario.

Informazioni per il pubblico.

“Processo al ’68: rivoluzione o restaurazione?

Lunedì 10 agosto – Ore 21,00

Villa Torlonia La Torre – San Mauro Pascoli

In caso di maltempo l’iniziativa si svolgerà nella sala degli Archi sempre alla Torre.

Info: Sammauroindustria tel. 0541-933656

Ingresso libero.

San Mauro Pascoli, 28 luglio 2015

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