Se la filosofia si confronta con l’antropologia a cento anni dalla nascita di Ida Magli

Non solo una filosofa che ha fatto dell'antropologia un viaggio dentro le civiltà ma, ha riavvolto il rotolo delle teologie ascoltando con gli strumenti del pensiero e del già detto nel conformismo della storia. Ida Magli è scomparsa il 21 febbraio del 2016. È sepolta al Vittoriale degli Italiani

Pierfranco Bruni*

Cento anni dalla nascita di Ida Magli. Il prossimo 5 gennaio 2025. Non solo una scrittrice che ha fatto dell’antropologia un viaggio dentro le civiltà ma ha colto due aspetti fondamentali: la religiosità e la fenomenologia dello spirito. Ci sono alcuni suoi libri che scavano in quel vissuto che è teologico e mistico come “La Madonna”, il resto su Gesù e su Santa Teresa di Lisieux.
Tre viaggi in cui il senso del religioso incontra la ragione e il mistero. Perché la ragione? Perché Ida Magli sa che non può esserci senso mistico senza il superamento del razionale soprattutto in una cultura occidentale in cui il greco e il romano devono confrontarsi con Israele e il mondo ebraico. Con Ida siamo all’incipit del Tempo.

Un modello di vite e di società, le quali pongono al centro un antropos che ha nella sua “storia” una metafisica consistente. Perché il mistero? Con la ragione non solo la fede crolla davanti alle macerie del nostro contesto definito moderno. Soprattutto perché è la tradizione che crea la continuità e l’Occidente è una discontinuità che può reggersi soltanto con le radici della sua identità.
La figura di Cristo resta fondamentale come linguaggio di memoria determinante e non di di relativamente chiuso in una parentesi di civiltà. La civiltà è tale soltanto se è Tradizione. Cristo è Tradizione come lo è la Madonna.Scriverà: “Cosa ha fatto dunque Gesù di Nazareth? È uscito da un modello culturale, proponendone un altro, oppure ha tentato di spostare l’asse della sua cultura forzando la direzione? L’interrogativo rimane senza risposta.
L’unica cosa certa è che, contrariamente a quello che tutti gli uomini fanno, Gesù non ha vissuto in modo inconsapevole e ovvio i valori su cui si fondava la sua cultura, ma ne ha preso le radici, profondamente nascoste, e le ha capovolte al sole e all’aria, dichiarando che esse erano ormai inutili”. Una antropologia metafisica che supera persino la ragione che si intenderebbe intrecciare all’essere.

Ma dirà di più citando una frase di Gesù. Ovvero: “…Gesù di Nazaret : ‘ …è più probabile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco vada in paradiso …’ (Il Giovane Ricco Luca 18:18-27 –versetto 25). Questa frase racchiude tutta la grandezza di Gesù uomo del suo tempo che si eleva oltre la stratosfera. Nessuna religione né prima né dopo aveva affermato una sorta di egalitarismo economico, nessuna religione contiene il concetto che essendo gli uomini molto simili tra di loro non è possibile che ve ne siano alcuni di tanto più ricchi della media, questo sarebbe infatti il trionfo dell’avidità. Con le sue parole Gesù ha finalmente riportato l’umanità nel suo alveo naturale… quello dell’eguaglianza”.
Siamo a una visione transitiva tra antropologia e filosofia della religione. Su questo tema ha sottolineato la visione della Madonna. Madonna donna? Un interrogativo che smantella ogni forma di teologia. Un problema profondo e porrà numerose domande con le quali si confronterà e metterà in discussione un “linguaggio senza linguaggio” se il cristianesimo resterà legato a una logica introdotta senza alcuna forte meditazione ontologica.
La Magli dirà: “L’appellativo con il quale continua a chiamarla, anche negli ultimi istanti di vita, «Donna», e che ha indotto i commentatori ai più contorti ragionamenti per spiegare come mai non la chiami «madre» secondo le abitudini ebraiche, è soltanto una conferma. Non le riconosce alcun ruolo come madre”.
Chi continua a chiamarla? Ancora: “…Presso gli ebrei la potenza sessuale è numinosa e tremenda. […] Chiamare Dio a «testimone» è chiamare la forza della potenza sessuale”. È una vera rivoluzione che avviene non con la ricerca ma con il saper capire e scavare appunto nel linguaggio. Quello stesso linguaggio che Ida userà scrivendo su Santa Teresa di Lisieux.

Qui si pone la questione della “técnica” dell’amare e dell’amore. Perché Teresa è diventata Santa? Per l’amore e per l’amare? “…È quello che Teresa ha cercato disperatamente di dimostrare, consumandosi nell’impossibile passaggio dall’agire all’essere. Proclamandola santa, la Chiesa ha riconfermato, viceversa, che l’amore è uno strumento, che Teresa ha usato in modo ‘ideale’. La strada dell’umanità ricomincia il suo itinerario. La prigione si richiude. Teresa ne diventa il carceriere”.
Insomma delle discussioni tutte aperte. Coraggiose. Con un intuito perspicace e una intelligenza paziente ha chiesto alle parole di rivelarsi. Ma tutto ciò sono quesiti che la cultura occidentale dovrà continuare a porsi. L’antropologia non può fare a meno di riflettere su tutto ciò perché tutto ciò è parte integrante di un abitare l’incipit fondante della Tradizione. L’uomo è tradizione. Se le società convivono con le rovine bisogna pur porsi una domanda. O no? È certo che Ida Magli riavvolge tutto il rotolo delle teologie e ascolta con gli strumenti del pensiero e del già detto nel conformismo della storia.
È chiaro che nel suo pensare la prassi marxista non può avere spazio se considera lo stesso Marx come: “… uomo privo di una sia pur minima sensibilità psicologica e antropologica, e le catastrofiche conseguenze, proprio dal punto di vista della dimensione umana, provocate dalle sue teorie ovunque sono state messe in atto, ne sono la più evidente dimostrazione”.
Ci ha insegnato che una antropologia che vuole essere tale è una griglia che intreccia filosofia, umanesimo e modelli psicologi. La domanda resta. Un Occidente è tale se rimane dentro una tradizione le cui radici sono l’humus antropologico delle civiltà. Ida Magli è scomparsa il 21 febbraio del 2016. È sepolta al Vittoriale degli Italiani.

Pierfranco Bruni è nato in Calabria.
Archeologo direttore del Ministero Beni Culturali, presidente del Centro Studi “Grisi” e già componente della Commissione UNESCO per la diffusione della cultura italiana all’estero.
Nel 2024 Ospite d’onore per l’Italia per la poesia alla Fiera Internazionale di Francoforte e Rappresentante della cultura italiana alla Fiera del libro di Tunisi.
Per il Ministero della Cultura è attualmente:

• presidente Commissione Capitale italiana città del Libro 2024;

• presidente Comitato Nazionale Celebrazioni centenario Manlio Sgalambro;

• segretario unico comunicazione del Comitato Nazionale Celebrazioni Eleonora Duse.
È inoltre presidente nazionale del progetto “Undulna Eleonora Duse”, presidente e coordinatore scientifico del progetto “Giacomo Casanova 300”.

Ha pubblicato libri di poesia, racconti e romanzi. Si è occupato di letteratura del Novecento con libri su Pavese, Pirandello, Alvaro, Grisi, D’Annunzio, Carlo Levi, Quasimodo, Ungaretti, Cardarelli, Gatto, Penna, Vittorini e la linea narrativa e poetica novecentesca che tratteggia le eredità omeriche e le dimensioni del sacro.
Ha scritto saggi sulle problematiche relative alla cultura poetica della Magna Grecia e, tra l’altro, un libro su Fabrizio De André e il Mediterraneo (“Il cantico del sognatore mediterraneo”, giunto alla terza edizione), nel quale campeggia un percorso sulle matrici letterarie dei cantautori italiani, ovvero sul rapporto tra linguaggio poetico e musica. Un tema che costituisce un modello di ricerca sul quale Bruni lavora da molti anni.

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