Luisa Trovato
Catania – Nel rispetto di una rievocazione secolare, la cerimonia d’Inaugurazione dell’Anno Giudiziario si compie dinnanzi a un simbolo, quale protagonista assoluto dell’intero iter cerimoniale correlato all’evento. Si parla di un oggetto che evoca a sé una ritualità pregna d’importanza simbolica: la mazza cerimoniale.
Nel tempo coevo, in Italia, la mazza cerimoniale ha un posto d’onore durante le inaugurazioni dell’Anno Giudiziario
Anche a Catania, la solenne cerimonia d’apertura dell’Anno Giudiziario 2025, tenutasi nell’Aula delle Adunanze del Tribunale, ha visto ripetersi la ritualità inerente alla mazza cerimoniale. Essa viene posizionata, secondo la normativa ad hoc, dinnanzi al tavolo di presidenza ed è espressione di una forma sostanziale e manifesta attribuita all’oggetto. La mazza è, invero, un testimone rivestito d’enfasi, autorità, potere e regalità. Nel peculiare, trattasi di un bastone decorato rivestito di grande valenza simbolica relativamente all’autorità sovrana.
Secondo le fonti e la tradizione, l’oggetto menzionato era insegna delle corti e dei tribunali, sia in tempo delle pubbliche udienze, sia quando “la corte si mostrava in pubblico” e sia in seno alle “adunanze solenni”. In più, le mazze cerimoniali sono emblema in ambito parlamentare o accademico formale. La mazza cerimoniale, nei momenti solenni richiamati, viene adagiata su un cuscino, posto innanzi al tavolo del presidente della Corte di Cassazione o di altra corte, come quella d’Appello. In tal caso, la “mazza” segue la disposizione normativa, conforme ai sensi degli artt. 163 e 169 del Regio decreto 14 dicembre 1865, n. 2641 che approva il regolamento giudiziario.
Dopo aver esaminato l’aspetto simbolico della cerimonia augurale dell’Anno giudiziario, mediante l’analisi effettuata sulla mazza cerimoniale, l’attenzione si sposta su altri fronti che vanno aldilà degli ambiti formali e cerimoniali.
L’inaugurazione dell’Anno Giudiziario a Catania. Bilanci, sfide e dialogo tra le parti del sistema giudiziario
Riguardo alla compagine istituzionale, la cerimonia d’apertura dell’Anno Giudiziario ha visto sfilare, nonché partecipare e/o presiedere la solenne adunanza, personalità di primo piano nel rispetto dei ruoli e del cerimoniale riservato a questa formale inaugurazione, (la cerimonia dell’Anno Giudiziario ha il suo incipit con l’adunanza presso la Corte di Cassazione di Roma dinnanzi al presidente della Repubblica e all’indomani nelle 26 Corti d’Appello d’Italia).
Tra le presenze, si cita difatti il ministro della Protezione civile Nello Musumeci, il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno, il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi, il prefetto di Siracusa Giovanni Signer, il sindaco di Catania Enrico Trantino, il parlamentare nazionale Anthony Barbagallo.
Si puntualizza poi che, secondo il prestabilito programma, dopo il presidente della Corte d’Appello di Catania Filippo Pennisi sono intervenuti Michele Papa (rappresentante Csm – Consiglio Superiore della Magistratura), Giuseppe Fichera (rappresentante Ministero della Giustizia). A seguire, si ricorda Carmelo Zuccaro (procuratore generale della Repubblica di Catania), Antonino Distefano (presidente Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania), Giancarlo Cascino (presidente della Giunta della sezione distrettuale dell’Anm – Associazione Nazionale Magistrati), Francesco Mannino (presidente del Tribunale di Catania), Tiziana Falsaperla (delegato Federmot – Federazione Magistrati Onorari di Tribunale), Gaetano Rizzo (presidente dell’Associazione Nazionale Forense di Catania), Febo Battaglia (presidente Camera Civile Catania), Andrea Rumasuglia (presidente della sezione Aiga – Associazione Italiana Giovani Avvocati di Catania), Gaetano Roggio (rappresentante Associazione Dirigenti Giustizia), Concetta La Rosa (rappresentante funzione pubblica Cgil – Confederazione Generale Italiana del Lavoro di Catania).
La relazione del presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania, avv. Antonino Guido Distefano
In più, l’inaugurazione dell’Anno giudiziario è divenuta un’importante occasione, nonché ribalta per trattare le argomentazioni inerenti ai bilanci e alle sfide che attende l’intero comparto del sistema giuridico. Così, dopo la dettagliata relazione del presidente della Corte d’Appello di Catania, tra gli interventi di rilievo si annovera quello del presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania, avv. Antonino Guido Distefano. Egli ha espresso soddisfazione per il significativo e proficuo rapporto instaurato tra avvocatura e magistratura nel Distretto di Corte d’Appello di Catania.
Un rapporto rinnovato tra avvocatura e magistratura
Distefano ha sottolineato che, quest’anno, il dialogo istituzionale ha prevalso su ogni preconcetto o arroccamento nelle proprie posizioni, segnando un passo fondamentale verso una collaborazione che ha portato a risultati concreti. Un esempio di questa sinergia si è avuto durante la gestione dell’emergenza allerta meteo, dove i vertici degli uffici giudiziari hanno mostrato una grande sensibilità nei confronti delle difficoltà pratiche degli avvocati, dimostrando una comprensione reciproca delle problematiche quotidiane che la professione comporta.
Le criticità del sistema giudiziario e le sfide future
Nonostante i progressi ottenuti, il presidente Distefano ha messo in luce le gravi criticità che ancora affliggono il sistema giudiziario. La recente riforma processuale, infatti, ha introdotto un sistema di giudici onorari che rischia di creare una giustizia a due velocità. Un fenomeno che mina le fondamenta delle garanzie dei cittadini, soprattutto in tribunali più periferici dove le disuguaglianze nel trattamento delle cause sono più evidenti. Distefano ha evidenziato come questa “giustizia su due binari separati” possa compromettere la qualità del processo e minare la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario.
La problematica del giudice di pace e la giustizia locale
Tra le criticità del sistema, si riporta anche quella inerente alla figura del giudice di pace. In realtà, a causa dei costi di funzionamento, trasferiti sui Comuni, molti uffici del giudice di pace hanno dovuto chiudere, negando di fatto l’accesso alla giustizia in molte aree del Distretto. Tale situazione, rilevata da Distefano, crea un grave squilibrio nell’accesso ai diritti e mette in discussione il principio di uguaglianza davanti alla legge.
Le riforme tecnologiche e i rischi per i diritti fondamentali
“Il sistema Giustizia è in profonda crisi anche sulla bandiera delle riforme e della propaganda bipartisan dell’innovazione tecnologica”.
Un altro tema centrale trattato dal presidente Distefano ha riguardato l’introduzione delle riforme tecnologiche nel sistema giudiziario, in particolare l’adozione dell’intelligenza artificiale e dei sistemi relativo al processo telematico. Pur riconoscendo il potenziale delle subentranti innovazioni, egli ha espresso preoccupazione per la superficialità con cui sono state introdotte e implementate. Il rischio, secondo lui, è che tali cambiamenti possano minare i diritti fondamentali dei cittadini e il ruolo stesso degli avvocati e dei giudici, se non vengono adottati con cautela e maggiore consapevolezza e responsabilità.
“In materia di riforme processuali occorre prendere atto che i procedimenti soprattutto civili ma anche penali sono affidati ormai in gran parte a giudici onorari e si è creata così una giustizia che corre su due binari separati (in relazione al valore e all’onorarietà di giudici scelti sulla base di criteri di selezione sommari), senza che questo abbia turbato minimamente la magistratura ordinaria, che ha di fatto incentivato il sistema e le differenze di prerogative e di status, con il risultato finale di limitare ed eludere le garanzie dei cittadini non solo quando il giudice è monocratico ma anche quando è chiamato a riempire i Collegi togati. Ma il trend è tracciato e i Giudici di Pace saranno i titolari della maggior parte dei processi civili in un Paese che vede ancora adesso il più basso numero di addetti all’amministrazione della Giustizia tra Giudici e pubblici ministeri”.
Il patrocinio a spese dello Stato e le disuguaglianze economiche
Particolare attenzione è stata poi dedicata al drammatico stato del patrocinio a spese dello Stato. Con un arretrato di circa sei milioni di euro, Distefano ha denunciato come i ritardi nei pagamenti agli avvocati stiano minando la possibilità di difesa dei meno abbienti. Un segno evidente del disimpegno delle istituzioni nei confronti dei diritti dei più vulnerabili. “Questo Consiglio dell’Ordine ha segnalato al Ministero in un clima di generalizzato disinteresse che, per mancanza di fondi, è pari a circa sei milioni di euro l’importo delle fatture non saldate nel nostro distretto ad avvocate e avvocati che assistono soggetti ammessi al patrocinio a spese dello Stato. Un segmento della nostra giurisdizione che ha una importanza strategica per la tutela dei diritti dei meno abbienti e che è evidentemente trascurato, con il meccanismo ormai rodato della declamazione dei diritti (difesa dei meno abbienti) e della negazione concreta del loro esercizio (mancata retribuzione dei difensori)”.
Un ulteriore approfondimento da parte dell’Avvocatura è necessario in merito all’approvazione del decreto sicurezza, rispetto al quale si riscontra un ampio dissenso nella magistratura. Inoltre, la legge appare difficilmente conciliabile con alcuni principi fondamentali del nostro ordinamento e della nostra cultura giuridica.
In realtà, siffatte norme manifestano sovente una matrice attraverso cui “si tende a dare risposta alla sensazione di insicurezza dei cittadini, con uno sproporzionato e ingiustificato rigore punitivo, finendo così con l’incrementare irrazionalmente un ‘sistema carcerocentrico produttivo di ulteriore sovraffollamento’, incompatibile con ogni forma di rieducazione e a sua volta causa dell’aumento del fenomeno della recidiva”.
In più, afferma Distefano, con precipuo riferimento all’aspetto correlato alle carceri che, nell’anno scorso, a causa dell’attuale condizione: “sisono registrati quasi cento suicidi e condizioni di detenzione e gestione dei reclusi si presume siano de facto semplicemente inumane”. Sul tema è intervenuto anche il Presidente della Repubblica, sottolineando la gravità della situazione degli istituti di pena. Inoltre, Distefano ricorda come il Capo dello Stato abbia stigmatizzato le “condizioni angosciose agli occhi di chiunque abbia sensibilità e coscienza”, definendo detta immagine “indecorosa per un Paese civile quale è e deve essere l’Italia”.
La difesa della Costituzione e le minacce alla democrazia
“Oggi abbiamo visto invocare la nostra Carta Costituzionale e questo non ci conforterà mai abbastanza, a condizione che si abbia consapevolezza che quella Costituzione non si legge per singoli articoli, ma costituisce un unicum inscindibile, che solo attraverso una coscienza comune potrà rivivere e che non avrà alcuna speranza di fiorire se essa verrà impugnata solo quando si sente direttamente minacciato chi la sventola o un interesse di categoria (o anche quando solo si dia questa sensazione)”.
Il presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Catania ha concluso il suo intervento con un appello alla difesa della Costituzione. “La nostra Carta non può essere letta come un insieme di articoli da applicare a seconda degli interessi del momento”, ha dichiarato. Distefano ha esortato tutte le istituzioni e i cittadini a proteggere la Costituzione nella sua interezza, poiché solo un impegno comune può garantire la stabilità delle nostre istituzioni democratiche. Il riferimento alla separazione delle carriere, uno dei temi più discussi, è stato utilizzato come esempio per evidenziare la necessità di un dialogo costruttivo e di una responsabilità condivisa nelle scelte istituzionali.
Conclusioni: Il ruolo della Giustizia come Pilastro della Democrazia
“La nostra Costituzione ha costituito un esempio di equilibrio per il sapiente dosaggio di pesi e contrappesi nei rapporti tra gli organi costituzionali”.
In sintesi, il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Catania ha lanciato un appello a non abbassare la guardia di fronte alle difficoltà del sistema giuridico. “La giustizia non può essere un privilegio per pochi”, ha sottolineato, richiamando l’attenzione sulla necessità di difendere i diritti fondamentali, la dignità delle persone e l’integrità della nostra Costituzione, affinché la giustizia rimanga il pilastro della nostra democrazia.