Bologna – Chiuso l’eco vertice sul clima. La dichiarazione finale molto attesa, uscita all’unanimità di tutti i paesi partecipanti al G7 di Bologna, riporta un unico neo, una postilla voluta dagli Stati Uniti alla sezione 2 del comunicato relativo al cambiamento climatico e alle banche multilaterali di sviluppo.
Una postilla a margine del documento 2, che significa molto in termini di cooperazione mondiale nell’azione del cambiamento climatico, tende a sottolineare ancora una volta il disconoscimento dell’accordo di Parigi da parte degli Usa, che invece per gli altri sei partner al summit è sostanziale, ”irreversibile e non negoziabile.. ed è l’unico strumento possibile per combattere i cambiamenti climatici. ”Lo ha detto il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, cui è stata affidata la presidenza italiana del summit, sottolineando però che malgrado gli Usa abbiano ribadito il No all’accordo di Parigi con la postilla al documento 2, il dialogo sia stato alla base del G7 di Bologna “Poteva essere un G7 della rottura, ma è stato il G7 del dialogo, e l’adozione del documento all’unanimità ne è la riprova”. Al Savoia Hotel Regency location super blindata del vertice che ha visto riuniti Italia, Gran Bretagna, Germania, Giappone, Francia, Stati Uniti e Canada ed ha ospitato Cile, Etiopia, Maldive e Ruanda, i lavori si sono svolti dunque all’insegna di un dialogo sviluppato “riconoscendo la diversità delle opinioni” della condivisione sulla finanza sostenibile, sull’economia circolare, sull’efficienza delle risorse approvando un’importante road map di Bologna, sui rifiuti marini e l’impegno per l’Africa” ha ancora rilevato il ministro Galletti , “ci siamo adoperati per costruire ponti e non alzare muri”.
Allegato al documento finale reperibile online, ha adottato la “Road map di Bologna”, un’intesa in vigore per cinque anni, sottoposta a revisione, che servirà da guida ad un percorso di efficienza nell’uso delle risorse. Quella di Bologna è una road map che vuol essere “un documento ‘vivente’ – ha infine affermato il ministro all’Ambiente Galletti – che dia priorità alle azioni che facciano avanzare la gestione dei materiali basata sul loro ciclo vitale e sulle cosiddette 3R, ovvero riduzione, riuso e riciclo. Una serie di “azioni concrete” differenti per ciascuna parte aderente e “riconoscendo l’importanza dei portatori di interesse”.
All’eco vertice del capoluogo emiliano sono convenuti in rappresentanza dei sette Paesi partecipanti, per la Gran Bretagna il capo delegazione Therese Coffey (Segretario di stato), per la Germania, la ministra dell’Ambiente e della sicurezza nucleare Barbara Hendricks, per il Giappone il ministro Koichi Yamamoto, per la Francia, il ministro della Transizione ecologica e sociale Nicolas Hulot, per il Canada, la ministra dell’Ambiente e del Cambiamento climatico Catherine McKenna. Infine Scott Pruitt, direttore dell’Agenzia per la protezione ambientale (Epa) degli Stati Uniti che per impegni già annunciati con il presidente Trump ha lasciato il posto, nel pomeriggio di ieri all’incontro internazionale, al funzionario dell’Epa di seconda fila, Jane Nishida .
Le condizioni emerse al summit Ambiente di Bologna riprendono sostanzialmente quelle delineate al G7 di Taormina, in cui in modo più diplomatico si impone la non adesione degli Stati Uniti alle sezioni del comunicato sul clima ed alle banche multilaterali di sviluppo (MDB). ” Continuiamo a dimostrare attraverso l’azione, avendo ridotto la nostra impronta di CO2, come dimostrato dal raggiungimento a livello nazionale dei livelli di CO2 pre-1994 – scrivono gli Usa nella nota finale – che comunque affermano l’impegno ”con i partner internazionali chiave in un modo che sia coerente con le nostre priorità nazionali, preservando sia una forte economia che un ambiente salubre” ”Agendo così rispetto al nostro recente annuncio di ritirarci e cessare immediatamente l’attuazione dell’accordo di Parigi e gli impegni finanziari associati”.
Al tempo stesso, come sottolineato dal premier Paolo Gentiloni alla conferenza stampa finale del vertice di Taormina, si andrà avanti con gli impegni sul clima assunti con l’Accordo di Parigi, le posizioni dei sei su sette non sono rinegoziabili e non cambieranno. L’impegno per il clima è una sfida a cui non ci si può sottrarre, è ”fondamentale non solo per difenderci dai pericoli dovuti ai mutamenti climatici in atto, ma anche per il nostro futuro” e L’Unione europea vista a Taormina, quella di Merkel, Macron e Gentiloni, può svolgere un ruolo da protagonista insieme alla Cina” così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente Territorio e Lavori Pubblici della Camerasugli esiti del G7 Ambiente di Bologna.