Tutte le maggiori città italiane, oggi 15 marzo, erano gremite di migliaia di giovani di età scolastica pronti a far sentire la propria voce contro i cambiamenti climatici. L’iniziativa è stata promossa da FridaysForFuture.org e dalla sua portavoce GretaThunberg, giovane attivista sedicenne che nell’agosto 2018
ha passato tre settimane consecutive a protestare davanti al Parlamento svedese contro la mancanza di azioni concrete rispetto ai cambiamenti climatici. Sul suo cartellone una semplice scritta con pennarello nero: Skolstrejk for klimatet. Letteramente “sciopero della scuola per il clima”. L’intenzione è sempre stata infatti quella di scioperare da un’attività come quella scolastica votata alla formazione delle giovani menti per il futuro. Questo è il punto fondamentale dell’iniziativa, fortemente criticato da chi non ne ha colto le semplici premesse riassumibili in due domande: “Why study for a future, which may not be there? Why spend a lot of effort to become educated, when our governments are not listening to the educated?”. In due frasi si esprime la frustrazione di una generazione (e non solo) che non viene minimamente presa in considerazione dai poteri politici, né dal punto di vista dell’interesse collettivo futuro né tantomeno sotto il profilo dell’opinione diretta. Il discorso si rivolge infatti proprio a quei governi che professano di lavorare per un futuro migliore dei figli del proprio paese, ma senza tenere in considerazione veramente quel che accadrà da qui a 5-10-20 anni. E come biasimare questi pensieri, quando tutto intorno i politici odierni dimostrano giorno dopo giorno di proporre e voler attuare politiche restrittive proiettate a un anno o al meglio a 5 anni (il tempo di una legislatura). Da queste premesse sono allora fin troppo chiare le ragioni di voler protestare e scioperare dal sistema scuola. Perché formarsi se non è previsto che io trovi un lavoro, crei una famiglia, possa esprimere le mie passioni o ancora più esplicitamente viva da qui a 20 anni? Le preoccupazioni sono quindi legittime e vanno condivise totalmente. Greta ha dimostrato come dal piccolo possa diffondersi anche un’idea positiva. E questo suona ancor di più incoraggiante in un momento storico come quello attuale in cui solo l’odio riesce ad attecchire facilmente nei cuori delle popolazioni. Allora forse dai giovani si può ricominciare per un mondo che lavora in cooperazione tutti insieme per il bene di tutti. Dopo l’ottimo inizio di venerdì 15 marzo in Italia, il programma prevede scioperi continui anche i prossimi venerdì continuando a fare pressioni sulle istituzioni e ad aprire un dialogo. L’esempio principale per il momento è quello avvenuto a Torino dove la sindaca Appendino ha dato udienza ai ragazzi che protestavano e promesso un incontro tra 10 giorni. La protesta dei ragazzi di Torino, ripresa dai ragazzi del Belgio, è stata fatta in pieno stile FFF (“sciopero empatico”): sono suonate migliaia di sveglie in contemporanea per ricordare a tutti che “non c’è più tempo”.