Roma, 7 gennaio 2020 – Amianto killer nelle unità militari e nelle basi a terra della nostra Marina. Tricolore al vento che solca il Mediterraneo e fibre killer nei polmoni dei suoi marinai: 570 casi di mesotelioma fino al 2015; almeno 2000 morti per amianto. 1001 casi segnalati alla Procura della Repubblica di Padova fino al 2015 (relazione Commissione Parlamentare d’Inchiesta) e finalmente la confessione che passa attraverso una legge per bonificare! Nella relazione tecnica all’emendamento, voluto dal M5S alla legge di bilancio appena entrata in vigore, la Marina Militare, dopo decenni di silenzi e di parziali ammissioni, ammette che ben 136 unità navali ancora in servizio contengono amianto nei punti più disparati, dagli impianti elettrici alle caldaie, dai dormitori alle infermerie, dalle sale mensa ai magazzini. Di queste, 45 sono dislocate nella sede di Taranto, 60 in quella di La Spezia e 31 nella sede di Augusta, in provincia di Siracusa. L’emendamento ha permesso di stanziare 12 milioni di euro per il triennio 2020 – 2022, che saranno impiegati per avviare il processo di bonifica di circa 30 unità navali. Quindi ne rimarranno in servizio ancora un centinaio con l’amianto a bordo. L’ammontare complessivo necessario per la bonifica integrale ammonta a circa 54 milioni di euro. “Certamente questi 12milioni di euro sono insufficienti, una goccia nell’oceano rispetto alla condizione di rischio effettiva nelle Forze Armate”, afferma il Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto, Avv. Ezio Bonanni, da anni impegnato nella tutela dei Militari e dei loro familiari, che, seppur accogliendo positivamente il provvedimento governativo, denuncia: “la legge è una confessione e una palese ammissione della presenza di amianto nelle unità navali, di conseguenza della responsabilità della Marina e del Ministero della Difesa. Se l’unità navale è piena di amianto bisogna chiuderla e preservare la salute dei militari che non possono essere mandati a lavorare in condizioni di rischio”.
“Apprezzo la fantasia degli Alti Comandi della nostra Marina, da un lato viene fuori una nuova legge per bonificare, come se non trovassero applicazione le norme civili e penali di tutela della incolumità e della sicurezza dei nostri militari e dall’altro ostacola il riconoscimento dei diritti delle vittime. Un accanimento che se fosse usato in battaglia renderebbe la nostra Flotta praticamente invincibile!” – prosegue ironizzando Bonanni, che sottolinea – “invece ci troviamo di fronte a vittime della pace perché l’amianto ha provocato, e sta provocando, più morti di tutte le battaglie navali della Seconda Guerra Mondiale”.
“Chiediamo alla Nostra Marina Militare uno scatto di orgoglio e di riconoscere tutte le vittime e di porre fine al contenzioso giudiziario’ – dichiara il legale, che si prepara così al giudizio che inizierà presso la Corte di Appello di Venezia il prossimo 6 febbraio e che vede al banco degli imputati i più alti Ammiragli della Nostra Flotta Navale, responsabili, a vario titolo, della morte di centinaia di nostri valorosi marinai (molti già riconosciuti vittime del dovere).
Presso la Procura della Repubblica di Padova sono stati segnalati 1101 casi di vittime di amianto tra coloro che hanno svolto attività di servizio imbarcati nelle unità navali, ovvero a terra: il dato epidemiologico, o meglio la vera e propria epidemia di patologie asbesto correlate, certifica e conferma la condizione di rischio dovuta anche alla violazione delle regole cautelari. L’O.N.A. ha costituito il dipartimento delle vittime del dovere che ha permesso il risarcimento dei danni in sede civilistica e che è possibile consultare, sia attraverso lo sportello telematico https://www.osservatorioamianto.com/vittime-del-dovere/, che con il n. verde 800034294.