L’ultimo allarme in ordine di tempo sul surriscaldamento del mare nostrum viene da GreenPeace. Il riscaldamento globale sta causando un aumento delle temperature del mare con serie conseguenze anche sugli ecosistemi marini italiani, come riporta l’associazione in una nota stampa di denuncia alla luce delle ultime rilevazioni che hanno interessato l’Isola d’Elba, in Toscana, l’Area Marina Protetta di Portofino in Liguria e quella del Plemmirio, in Sicilia. Stiamo assistendo alla morte di alcune specie chiave e all’invasione di altre che meglio si adattano a un mare sempre più caldo, con una grave perdita di biodiversità. Negli ultimi quarant’anni si è verificato un aumento significativo delle temperature del mare, con un incremento di ben 1,7-1,8 gradi a Portofino e all’Elba. Sensori posti a quaranta metri di profondità hanno rilevato come il calore superficiale si trasferisca lungo tutta la colonna d’acqua. L’estate scorsa, in giugno e in agosto, si è arrivati a 20 gradi perfino a 20-25 metri di profondità.
“L’ecosistema marino, già sotto pressione, è messo ancora più a rischio dalla crisi climatica. Se da un lato- ha dichiarato Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace- sono urgenti azioni coordinate e globali per tagliare le emissioni di gas serra, dall’altro sono fondamentali investimenti per rafforzare e ampliare la rete di aree marine protette: solo tutelando le aree più sensibili potremo permettere ai nostri mari di adattarsi a un cambiamento che è già in atto”.
Il progetto ‘Mare caldo’ è stato avviato a novembre 2019 con una stazione pilota per il monitoraggio delle temperature marine all’Isola d’Elba, a cui hanno aderito quattro aree marine protette: il Plemmirio in Sicilia, Capo Carbonara – Villasimius e Tavolara – Punta Coda Cavallo in Sardegna, Portofino in Liguria.
Una sentinella a tutti gli effetti quella lasciata nella acque del Mare nostrum da GreenPeace e i primi monitoraggi nell’Area Marina Protetta del Plemmirio (Siracusa) insieme ai ricercatori del DiSTAV dell’Università di Genova hanno rilevato a metà settembre temperature medie intorno ai 25 gradi centigradi fino a 25 metri di profondità e un ambiente ricco di termofile, specie tipiche di ambienti più caldi che mettono a rischio la biodiversità. Dal sito di riferimento del progetto viene anche rilevato lo sbiancamento di alcune alghe corallinacee incrostanti in tutti i siti monitorati tra i 6 e i 30 metri di profondità e l’assenza del bivalve Pinna nobilis.
Insomma il mare sta cambiando, anche il nostro, e a tutta velocità. E c’è un tema anche economico collegato a quello ambientale. “L’Italia, con i suoi ottomila chilometri di coste- come segnala MareVivo- è un’impresa blu che genera occupazione e rappresenta il 3% del Pil, ma il pescato diminuisce a causa dell’inquinamento e della pesca illegale”.
“Rafforzare e ampliare la rete di aree protette in linea con l’impegno preso dall’Italia di tutelare il 30% dei propri mari entro il 2030”, è il monito di Green Peace. Alle Istituzioni la parole su come farlo, cabina di regia o transizione ecologica che sia.
*Foto da Ambiente Mare Italia