Dalla Colombia fino al Brasile, sono duemila chilometri di acqua quelli che percorre il Rio Negro dalle sue sorgenti fino al punto in cui confluisce, a Manaus, nel Rio delle Amazzoni.
E proprio a Manaus il porto “ha registrato un livello record di 30,02 metri, il più alto dal 1902. L’ acqua invade le case sulle rive dei fiumi, la popolazione locale è in una situazione di estrema vulnerabilità, sta perdendo i propri beni ed è esposta sempre più al rischio di contrarre malattie, oltre che a problemi di sicurezza alimentare”. L’allarme accorato arriva dalla biologa Emanuela Evangelista che vive da più di 20 anni nell’Amazzonia brasiliana è impegnata proprio per la tutela della foresta regina del mondo ed è presidente di Amazônia Onlus, oltre ad aver ricevuto il riconoscimento di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana.
Quando si parla di allarme inquinamento, cambiamenti climatici e danni alla biodiversità si deve pensare proprio a quanto sta accadendo nel cuore dell’America del Sud.
“Le inondazioni sono eventi stagionali ordinari a cui le popolazioni locali sono abituate e normalmente preparate ad affrontare, ma l’Amazzonia è sempre più spesso colpita da fenomeniestremi, probabilmente esasperati dal caos climatico”, afferma la biologa. “Quest’anno tutte le normali precauzioni non sono bastate”.
“Il bacino amazzonico ha il suo ciclo naturale – spiega l’esperta che a questa terra ha dedicato la sua vita e che ha affidato l’ appello a un comunicato stampa – da giugno a novembre l’acqua scende e da dicembre a maggio acqua risale, effettuando la piena. Nell’ultimo decennio il processo di piena e riflusso è diventato più accentuato, con livelli dell’ acqua nei fiumi sempre più estremi”. Si traduce tutto questo in un danno enorme per le popolazioni locali. “Le coltivazioni stanno finendo sott’acqua assieme ai piccoli allevamenti, la pesca sta diventando sempre più difficile per via della vastità delle zone allagate, procacciarsi il cibo è diventato sempre più difficile e molte famiglie hanno dovuto abbandonare le proprie abitazioni in piena pandemia, nonostante vivano su palafitte. C’è bisogno di tutto- sottolinea la biologa- cibo, farmaci, prodotti per l’igiene, carburante per gli spostamenti, risorse economiche”.
La geografia che accompagna l’incontro tra il Rio Negro e il Rio delle Amazzoni è accompagnata da una combinazione cromatica irreale: il nero marrone e fangoso del primo e il blu intenso del secondo fiume. E’ una tavolozza a colori quella che si può ammirare da Manaus: un incontro di acque che scorrono insieme per ben 6 chilometri che rubano gli occhi ai turisti e alle riviste per viaggiatori esperti, a caccia di rarità e bellezze. Arterie d’acqua che fanno fatica ad unirsi per diversa velocità, temperatura e densità.
La corsa del Rio Negro non s’arresta, rischia di ingoiare case, vite, di attentare alla sopravvivenza della popolazione. Le strade di Manaus sono tinte dell’acqua densa del più grande affluente del Rio delle Amazzoni. L’abbraccio miracoloso tra i due fiumi e tra i colori è sovrastato da un ambiente ferito, da un colore cupo e da troppa paura.