UE. Approvata la legge sul clima per contrastare i cambiamenti climatici

L’Europa ha la sua prima legge sul clima e punta ad una neutralità climatica entro il 2050. Saremo in grado di realizzarla?

Roma, 17 luglio 2021 – “L’Europa ha la sua prima legge sul clima. I giovani erano scesi in strada per chiedere all’Ue di agire “contro i cambiamenti climatici “e l’Ue lo ha fatto. Questa legge porterà ad un’Europa ad una neutralità climatica dell’Ue entro il 2050“. È così che il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, lo scorso 28 giugno ha annunciato su Twitter la chiusura della procedura di adozione della norma che fissa nella legislazione comunitaria l’obiettivo della neutralità climatica dell’Ue entro il 2050. Su questa base, il 15 luglio la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte per il clima.

Ma di cosa si tratta?

Per neutralità climatica, anche detta neutralità carbonica, si fa riferimento alle “emissioni zero” che si verificano quando le emissioni dei gas ad effetto serra (GHG) sono controbilanciate dall’assorbimento delle emissioni di carbonio.

In natura esistono i cosiddetti “pozzi di assorbimento” e cioè dei sistemi naturali in grado di assorbire maggiori quantità di carbonio rispetto a quelle che emettono. Un esempio tra tutti: le foreste.

Ma la natura, da sola, non è in grado di controbilanciare tutte le emissioni prodotte dall’uomo: secondo le stime riportate dal Parlamento Europeo, nel 2019 le emissioni globali di CO2 hanno superato di più di tre volte la capacità totale di assorbimento dei pozzi naturali.

L’intervento dell’UE

Le inondazioni sempre più frequenti in Europa centrale (non ultime, quelle di questi giorni che hanno causato la morte di 78 persone tra Germania e Belgio), le bombe d’acqua che colpiscono l’Italia, gli incendi che devastano le zone mediterranee e che riversano ulteriore anidride carbonica nell’atmosfera, temperature sempre più elevate in estate, ma anche nuovi parassiti che, complice il clima più mite, attaccano le foreste del Nord Europa. Tutto questo va fermato, adesso.

Sul tema è intervento il Direttore Generale della DG Clima della Commissione Europea, Mauro Petriccione, nel corso della IV Conferenza Nazionale delle Green City promossa dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile.

Il cambiamento climatico è arrivato ad un punto tale da essere divenuto una parte normale della nostra vita e questo può solo peggiorare. La lotta al cambiamento climatico è centrata su un cambiamento radicale della nostra economia. L’Unione Europea si è data un obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 e cioè di emissione nette zero quale preludio a convincere il resto del mondo a seguire l’esempio e quale preludio, a partire dalla seconda metà del secolo, a togliere carbonio dall’atmosfera e riportare il pianeta allo stato in cui era nel secolo scorso”.

Il modo per arrivarci è netto: energia senza alcuna emissione di carbonio; mobilità pulita; agricoltura sostenibile, rispettosa dei ritmi naturali e della sua capacità di assorbire carbonio; sostegno alle foreste sempre meno resilienti al cambiamento climatico ed infine un’industria ad emissioni “quasi zero”.

Alcune produzioni, infatti, non potranno essere totalmente decarbonizzate, come ad esempio quella del cemento e di alcuni prodotti chimici, e per questi settori occorre prevedere delle forme di compensazione.

In questo ambito la ricerca e lo sviluppo svolgono un ruolo cruciale perché l’impatto ambientale si riduce anche innovando i materiali che si usano. È il caso, ad esempio, dei rivestimenti utilizzati a Fossalon di Grado, in Friuli, per il ripristino idraulico del bacino di arrivo dell’impianto idrovoro di Vittoria. Le palizzate di legno di contenimento delle acque saranno infatti protette con elementi di rivestimento in PRFV dell’azienda friulana Fibre Net, un polimero rinforzato con fibre di vetro, particolarmente leggero e resistente alla corrosione, prodotto con tecnologie a basse emissioni, che garantisce riduzione dei costi di trasporto e una totale riutilizzabilità e riciclabilità.

Il resto del mondo inizia a seguire le politiche europee

“L’Europa da sola non è in grado di fermare il cambiamento climatico – continua Petriccione-. Per questo l’Unione Europea non aspira ad una semplice leadership morale, ma vuole essere un esempio pratico di come si costruisce un’economia a zero emissioni pur rimanendo un’economia moderna, competitiva, che permette di avere una società prospera, che crea occupazione e permette di investire massicciamente nelle nuove tecnologie e nel sostegno ai segmenti più vulnerabili della società, per i quali il cambiamento climatico potrebbe avere un impatto davvero negativo”.

Ma saranno solo slogan? In effetti, quando l’UE nel 2018 ha annunciato l’obiettivo della neutralità climatica, la proposta è stata accolta con un misto di ammirazione e di sospetto: si trattava veramente di una proposta reale?

“Negli ultimi mesi abbiamo visto molti altri Paesi dotarsi di obiettivi simili ai nostri: il Giappone, la Corea del Sud, gli Stati Uniti dopo l’elezione del Presidente Biden ed anche la Cina si è dotata di un obiettivo al 2060. Quindi sì, è possibile convincere il resto del pianeta a seguirci. Anche se la strada è lunga e complessa si può essere molto più ottimisti di quanto non fossimo 12 mesi fa sul fatto che il mondo si stia muovendo nella direzione giusta”.

Per fermare il cambiamento climatico si inizia dal basso

Nel 2016 Leonardo di Caprio ha stupito il mondo con il suo documentario “Before the flood” (Punto di non ritorno), realizzato in qualità di Ambasciatore ONU sui cambiamenti climatici in collaborazione con il National Geographic. Di Caprio ci ha messo di fronte ad una scomoda verità (per citare un altro grande documentario sul surriscaldamento globale diretto da Davis Guggenheim e con protagonista l’ex segretario di Stato americano Al Gore): per il punto a cui siamo arrivati, i comportamenti individuali, da soli, non possono risolvere alcun problema se non sostenuti da politiche di livello.

Ma, secondo Petriccione, rimangono pur sempre la chiave del successo per fermare il cambiamento climatico.

In questo senso vale la pena citare Kdzenergy, il progetto sperimentale di semiotica dell’energia che ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) ha rivolto agli alunni delle scuole elementari. Obiettivo: incidere sui livelli di consapevolezza e indirizzare comportamenti e abitudini funzionali alla sostenibilità energetica e alla rigenerazione urbana.

La riqualificazione energetica

La spinta dal basso risulta poi evidente nel settore della riqualificazione edilizia per la quale, nell’opinione del Direttore Petriccione, è indispensabile il ruolo attivo delle amministrazioni comunali e dell’iniziativa dei cittadini.

Non ci dovrebbero essere obiezioni sul fatto che riqualificare gli edifici sia la cosa giusta da fare. Abbiamo la capacità di rinnovare, di migliorare l’efficienza energetica, di risparmiare su riscaldamento e sul raffreddamento, di rendere gli edifici più vivibili e meno dannosi, abbiamo nuovi materiali, abbiamo una forza lavoro ben equipaggiata, abbiamo una buona finanza (i tassi idi interesse continuano ad essere bassi) … eppure ancora non riusciamo a farlo in maniera sufficiente”.

Forse perché siamo romanticamente convinti che per fermare il cambiamento climatico sia sufficiente piantare alberi?

L’idea che basti piantare alberi e tutto andrà bene è un’illusione. Quando parliamo di neutralità climatica in Europa ci riferiamo alla necessità di raddoppiare il nostro pozzo di assorbimento e portarlo da circa 260 milioni di tonnellate di carbonio tolto dall’atmosfera a circa il doppio: fermare il cambiamento climatico significa fermare le emissioni e solo quel poco che non saremo in grado di fermare andrà compensato”.

Photo by Markus Spiske on Unsplash

Per saperne di più: Green Deal europeo: proposte per ridurre emissioni nette di gas a effetto serra

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