Allarme clima, allarme ghiacci. La denuncia accorata arriva dal bilancio finale della seconda edizione di Carovana dei ghiacciai, la campagna di Legambiente con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano (CGI) – che opera in Italia dal 1895 – con partner Sammontana e partner sostenitore FRoSTA, che dal 23 agosto al 13 settembre 2021 ha monitorato lo stato di salute di tredici ghiacciai alpini e il Calderone in Abruzzo.
Ecco le percentuali che mettono paura. “Alcuni ghiacciai alpini come quelli dell’Adamello hanno perso oltre il 50% della superficie totale, quelli del Gran Paradiso circa il 65%“. In Alto Adige 168 ghiacciai “si sono frammentati in 540 unità distinte“. In Friuli Venezia Giulia il ghiacciaio orientale del Canin “oggi ha uno spessore medio di 11,7 metri, circa 150 anni fa superava i 90 metri“. Sul Gran Sasso, il ghiacciaio del Calderone, dal 2000, “si è suddiviso in due glacionevati”.
Sempre nel bilancio viene spiegato che alcune precipitazioni nevose estreme, come avvenuto sulle Alpi Giulie, rappresentano “un segno del riscaldamento climatico, poiché comporta l’aumento degli eventi estremi come uragani, forti temporali, alluvioni, e tempeste” creando un’instabilità fortissima degli eventi metereologici.
L’appello di Legambiente è stato lanciato dal direttore generale, Giorgio Zampetti: “Si acceleri il passo nelle politiche climatiche partendo da una drastica e rapida riduzione delle emissioni di CO2, metano e altri gas serra” in vista della Pre-Cop a Milano e della Cop26 di Glasgow.
Foto: press Kit campagna Legambiente