Roma, 29 giugno 2022 – Si svolge in questi giorni a Lisbona la seconda conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, organizzata congiuntamente dal Portogallo e dal Kenya. Vi partecipano Governi, società civile e partner del settore imprenditoriale e associativo. La conferenza si concentra sull’individuazione di soluzioni scientifiche e innovative alle principali minacce per gli oceani, quali i cambiamenti climatici e la conseguente acidificazione, l’inquinamento marino, la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, e la perdita di habitat e biodiversità. Si lavora dunque per assumere un ruolo attivo nel raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo sostenibile n. 14 – Vita sott’acqua- conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per lo sviluppo sostenibile.
“Purtroppo abbiamo preso gli oceani per scontati – ha dichiarato in apertura il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres-. Oggi affrontiamo quella che definirei un’emergenza oceanica. Il mondo deve mobilitarsi per preservarne la salute ed evitare le sue conseguenze drammatiche per l’ambiente e l’umanità“.
Non si tratta solo di spiagge pulite e mari cristallini in cui tuffarsi: la posta in gioco è effettivamente molto alta.
I nemici da combattere: plastica monouso e microplastiche
In questi decenni la qualità dei mari è peggiorata al punto di compromettere la biodiversità marina e la principale responsabile di questo degrado è la plastica monouso.
Se dovesse continuare al ritmo attuale, secondo un rapporto dell’Ocse, l’inquinamento da plastica triplicherà entro il 2060, con un miliardo di tonnellate di rifiuti l’anno. Una quantità non sostenibile e non gestibile per i nostri mari.
Oltre a rimanere decenni nell’ambiente, la plastica si riduce a frammenti inferiori ai 5 millimetri (le cosiddette microplastiche): diventa impossibile da rimuovere e finisce per essere mangiata dai pesci. E quindi nelle nostre tavole.
Dichiara il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti: “Data la natura degli ambienti marini, non isolati dal contesto circostante, i problemi legati al mare possono essere affrontati solo a livello comunitario e attraverso un approccio multi-istituzionale integrato, in cui i diversi attori politici e della società civile possano lavorare insieme e in modo coordinato. Con questo obiettivo abbiamo intrapreso un importante percorso con l’Università di Siena che ci ha portato a costruire un importante network che oggi coinvolge tante realtà scientifiche, istituzionali e associative in diversi Paesi costieri del Mediterraneo, per un’azione coordinata e unitaria, ancora oggi assente“.
L’oceano verticale dell’Università di Milano Bicocca
Nel corso della conferenza l’Università di Milano Bicocca, in collaborazione con il Governo delle Maldive, ha presentato il progetto di parco marino “Oceano verticale“. Si tratta di una vera rivoluzione: “L’impatto dei cambiamenti ha spinto scienziati e istituzioni a cambiare prospettiva verso un approccio verticale – spiega Paolo Galli, coordinatore scientifico dell’accordo ed ecologo di Milano-Bicocca –. Le basse isole maldiviane e gli elementi naturali circostanti, ossia le acque marine e l’atmosfera, vanno considerati come una singola unità dello stesso ecosistema. Con questo obiettivo l’università schiera al fianco del governo delle Maldive tutte le sue competenze: non solo biologi marini, ma anche psicologi, geologi, geografi e giuristi saranno coinvolti nella messa a punto di strategie in grado di garantire la resilienza di questo delicato e prezioso ecosistema“.
Il progetto interessa ben dodici miglia di risorse marine, dalla costa alla scogliera corallina, e otto chilometri di biodiversità verticale, dalle profondità dell’Oceano fino alla colonna d’aria popolata dai volatili.
La partnership impegna un team di oltre 20 scienziati provenienti dall’Università Bicocca nello studio degli habitat delle 1192 isole coralline degli atolli per sviluppare un metodo scientifico utile a preservare le aree marine e costiere maldiviane, identificando quelle che necessitano maggiormente di protezione.
Gli impegni assunti dall’Unione Europea
Presente alla conferenza anche Virginijus Sinkevičius, Commissario per l’Ambiente, gli oceani e la pesca. L’Unione sottoscriverà infatti 52 impegni volontari (per un valore fino a 7 miliardi di euro) nel quadro dall’agenda dell’UE sulla governance internazionale degli oceani, un’agenda orientata alla realizzazione concreta degli obiettivi aggiornata lo scorso 24 giugno proprio in vista della Conferenza di Lisbona. A margine della conferenza sarà presentata la Carta per la missione di Orizzonte Europa “Far rivivere i nostri oceani e le nostre acque”: gli Stati membri, le regioni e un’ampia gamma di portatori di interessi saranno invitati a impegnarsi a intraprendere azioni che contribuiscano al successo della missione.
Il Commissario Sinkevičius ha dichiarato: “Dopo il vertice ‘One Ocean’ di Brest e la conferenza ‘Il nostro oceano’ di Palau, la conferenza delle Nazioni Unite rappresenta un’ulteriore opportunità per la comunità internazionale di concordare azioni volte a proteggere gli oceani e a sviluppare un’economia blu sostenibile. Le soluzioni ci sono. Sono nelle nostre mani. Quindi agiamo rapidamente e con decisione.“
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Photo by Douglas Bagg on Unsplash – Infografica: Marta Tersigni