Le operazioni si sono svolte grazie alla segnalazione di un subacqueo gelese Franco Cassarino e all’intervento del patrocinio del Comune di Gela e del Museo Archeologico regionale di Gela e sono state rese possibili grazie alla collaborazione della Capitaneria di Porto e dei subacquei volontari locali.
Così, si amplia il panorama archeologico per la ricostruzione della storia antica di Gela, grazie ai reperti archeologici custoditi per secoli dal mare e che lentamente le acque stanno restituendo. Sulla base dei materiali recuperati, si tratterebbe di un’imbarcazione risalente alla prima metà del VI secolo a.C..
I reperti si trovavano a circa 4 metri di profondita’ nei pressi di alcuni elementi lignei adagiati sulla sabbia e a circa 300 metri dal litorale della costa di Gela, in contrada “Bulala”. In particolare sono stati portati a terra un’anforetta, una brocca, una kylix a vernice nera d’importazione dall’Attica ed un cothon d’importazione corinzia.
Almeno 60 anni più vecchia della famosa nave arcaica già recuperata nelle acque gelesi e restaurata in Inghilterra, questo relitto ci dimostra, ancora una volta, l’importanza del porto di Gela nell’ambito della commercializzazione. Per il recupero bisognerà aspettare: “Mancano le risorse e questo non ci consente di poter impiantare delle ricerche sistematiche – ha precisato il Sopritendente del Mare, Sebastiano Tusa- confidiamo nei fondi europei”.