Roma. Le indagini archeologiche sono state condotte dalla soprintendenza, con la collaborazione tecnica della Cooperativa Archeologica di cui è responsabile scientifico degli scavi Rossella Rea insieme alle archeologhe Francesca Montella, Simona Morretta e Paola di Manzano, che hanno messo in luce le testimonianze degli insediamenti umani fino a oltre 20 metri di profondità.
Un ritrovamento archeologico molto importante, all’interno del cantiere della futura stazione San Giovanni della metro C: si tratta del bacino idrico più grande mai rinvenuto, largo circa 35 metri, lungo 70 e con una superficie pari a un quarto di ettaro. La vasca è l’elemento di maggior interesse di una fattoria attiva fin dal III secolo a.C., ma che raggiunge nel I secolo d. C. il suo massimo sviluppo, sotto Augusto e Tiberio.
Foderata di cocciopesto idraulico, poteva conservare più di 4 milioni di litri d’acqua; all’epoca probabilmente la sua funzione era quella di riserva a servizio delle coltivazioni e vasca di compensazione per far fronte alle piene del vicino fiume. “Non è stata scoperta completamente, è talmente grande questa vasca che supera il perimetro del cantiere e prosegue verso piazzale Appio e in direzione delle mura”, racconta Rea,”lo scavo archeologico è stato eseguito su una superficie di circa 3.000 metri quadrati tra il 2010 e il 2014. Le prime strutture sono emerse ad agosto 2012 e da lì si è iniziato a scavare seguendo il perimetro della vasca.“
E’ stato possibile riportare alla luce, inoltre, testimonianze di una frequentazione umana dell’area risalente addirittura fino al VII secolo a.C. grazie al ritrovamento di reperti di paleobotanica, tra quelli lignei legati alla pratica agricola c’è un forcone a tre punte e resti di ceste e materiale organico di duemila anni fa. Una sorpresa per gli archeologi sono stati i numerosi noccioli di pesco trovati nell’area, che fanno supporre la coltura del pesco, nuova a Roma giunta dal Medio Oriente a metà del primo secolo.
Ma sui tempi dell’importante studio archeologico, che ci permette, ancora una volta, di capire e conoscere la storia del nostro paese, troviamo lamentele sui tempi logistici per la comprensione e restituzione della nostra cultura.