Prosegue a Roma, con grande affluenza di visitatori, la straordinaria mostra alle Scuderie del Quirinale dedicata all’imperatore Augusto nel bimillenario della sua morte. Sono presenti duecento opere, molte arrivate dai più grandi musei d’Europa e da collezioni private, tra le quali la Fondazione Sorgente Group e la Fondazione Santarelli.
Gruppi di statue, busti e oggetti preziosi ricostruiscono l’era augustea, il tempo di pace e di prosperità accuratamente magnificato dalla propaganda imperiale e cantato nell’arte, nella pittura, nella poesia. Oltre ai ritratti di Augusto e della sua grande famiglia, a gioielli e statue di straordinaria finezza, vanta pezzi che sarebbe altrimenti impossibile vedere insieme: fra cui gli argenti di Boscoreale (dal Louvre), il cosiddetto fregio Grimani (dal Kunstistorisches di Vienna) e i rilievi del fregio Medinaceli, attualmente sparpagliati alcuni in Spagna fra Siviglia e Cordoba, e altri a Budapest.
La mostra presenta le tappe della folgorante storia personale di Augusto in parallelo alla nascita di una nuova epoca storica. Figlio adottivo e pronipote di Cesare, Augusto fu un personaggio dotato di un eccezionale carisma e intuito politico. Riuscì, laddove aveva fallito persino Cesare, a porre fine ai sanguinosi decenni di lotte interne che avevano consumato la Repubblica romana e a inaugurare una nuova stagione politica: l’Impero. Il suo principato, durato oltre quaranta anni, fu il più lungo che la storia di Roma avrebbe mai ricordato e l’Impero sotto di lui raggiunse la sua massima espansione estendendosi a tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alla Turchia, al Maghreb, alla Grecia, alla Germania.
La fine delle guerre civili fu abilmente presentata quale epoca di pace, prosperità e abbondanza: divennero allora centrali concetti quali pax, pietas, concordia, cantati da poeti del calibro di Virgilio e Orazio, e da tutti gli intellettuali radunati nel circolo cosiddetto di Mecenate.
Fulcro visivo della mostra sono le celeberrime statue di Augusto, riunite per la prima volta insieme: l’Augusto pontefice massimo da via Labicana conservato al Museo Nazionale Romano, e l’Augusto di Prima Porta dei Musei Vaticani. Quest’ultima scultura è accostata al suo modello classico, il celeberrimo Doriforo del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, canone per eccellenza della perfezione scultorea di età classica. Proveniente da Atene e per la prima volta in Italia, è inoltre possibile ammirare parte della statua equestre in bronzo dell’imperatore restituita dal mar Egeo, mentre proviene da Meroe (Nubia, Egitto) lo splendido ritratto bronzeo del British Museum.
Ai gruppi scultorei, espressione di una nuova classicità, si affiancano eccelsi documenti dell’arte decorativa come una nutrita selezione dal tesoro degli argenti di Boscoreale, eccezionalmente prestato dal Museo del Louvre di Parigi, e magistrali rappresentazioni del potere delle immagini nel mondo antico come i preziosissimi cammei di Londra, Vienna e del Metropolitan di New York, utilizzati in qualità di dono personale da parte dei membri della famiglia imperiale.
Conclude la mostra, l’inedita ricostruzione di 11 rilievi – oggi divisi tra la Spagna e l’Ungheria – dell’edificio pubblico eretto originariamente in Campania in memoria di Augusto dopo la sua morte, e dove vi è narrato, con grande efficacia, uno scontro navale della battaglia di Azio, che nel 31 a.C. mise fine alla guerra civile tra Ottaviano e Marco Antonio aprendo la strada al definitivo trionfo del princeps.
L’ideatore della mostra, l’archeologo Eugenio La Rocca, spiega che essa “vuole rappresentare il percorso di Augusto, dalle origini alla sua apoteosi come divinità”. Cinque i curatori dell’evento inaugurato il 18 ottobre scorso: tre italiani (oltre a La Rocca, Annalisa Lo Monaco e Claudio Parisi Presicce) e due francesi (Cécile Giroire e Danierl Roger).
L’esposizione proseguirà fino a febbraio alle Scuderie del Quirinale e poi si sposterà al Grand Palais di Parigi.