Immagine: Uno dei Templi dell’antica Palmira
I media di Damasco hanno annunciato che lunedì 28 marzo l’esercito siriano ha riconquistato l’antica cittadella di Palmira, straordinario sito archeologico considerato dall’Unesco uno dei patrimoni culturali dell’umanità, che dal maggio del 2015 era caduto nelle mani dell’Isis. Le forze di Damasco avrebbero già il controllo dell’intero sito, compresa la Valle delle Tombe.
La “Sposa del deserto”, così è chiamata la città di Palmira, tornerà alla sua bellezza originaria. In aprile cominceranno i lavori di restauro che dovrebbero concludersi alla fine dell’anno. La città, che ha quattromila anni di storia, è stata teatro di violenti scontri tra le forze fedeli al presidente Bashar al Assad e l’autoproclamato Stato islamico. Le milizie dell’Isis hanno distrutto due dei principali templi: quello di Baal, di cui rimane solo l’ingresso e quello di Baal Shamin, poco distante dal teatro romano della città, usato dai terroristi per le esecuzioni, filmate e diffuse via Internet.
Fonti militari citate dai media di Damasco e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, informano che l’esercito è rientrato a Palmira con il sostegno dei raid russi. “Un importante successo nella guerra contro il terrorismo”. Così il presidente siriano, Bashar al-Assad, ha definito l’azione dell’esercito siriano che ha ripreso il “pieno controllo” di Palmira.
Secondo il responsabile delle antichità siriane, Maamoun Abdulkarim, dopo le devastazioni causate dagli islamisti, per restaurare i monumenti di Palmira saranno necessari almeno 5 anni. Ma gli esperti internazionali sono scettici. Credere di poter restaurare così il sito archeologico potrebbe rivelarsi illusorio, ha dichiarato Annie Sartre-Fauriat, della Commissione di esperti dell’Unesco per il patrimonio siriano: “Tutti sono entusiasti per la liberazione di Palmira, ma non possiamo dimenticare tutto ciò che è andato distrutto e anche la catastrofe umanitaria del paese, per cui rimango perplessa sulla capacità, anche con l’aiuto internazionale, di restaurare il sito – ha spiegato aggiungendo che “in Siria ci saranno altre priorità prima di restaurare le rovine materiali”.