L’Expo di Milano 2015 è alle porte, così come l’impianto scenico e pubblicitario sta invadendo le nostre città (almeno Roma!) con slogan del tipo “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.
Ma non è di questo che voglio scrivervi.
Il mega evento che vedrà protagonista l’Italia, tra pochi mesi, e la sua capitale finanziaria (Milano) ha suscitato, come sapete, critiche e vere e proprie “guerre” di mafia, ormai traslocata in pianta stabile al Nord.
E quindi? Quindi per una volta non siamo soli nell’universo dei “flop”. Ricordate Hannover 2000? La prima Expo del Terzo Millennio? Doveva mostrare al mondo come sarebbe stato il futuro, si proprio la virtuosa Germania, patria di filosofi, fini artisti e rigido militarismo (più la Prussia s’intende).
Il titolo dell’Expo alla tedesca non lasciava dubbi in proposito “Uomo, natura, tecnologia – Un nuovo mondo sorge”, insomma un mix esplosivo di miscela futurista. E invece? Invece parliamo di un flop, un fallimento di proporzioni fanta-decadenti stile The Walking Dead per capirci, ma senza i soliti zombie.
L’icona dell’insuccesso – che domina l’intera area – è una sorta di astronave arrugginita alta 47 metri, scheletro del padiglione olandese che avrebbe dovuto rappresentare il fiore all’occhiello dell’intera esposizione.
Gioia e paradiso per paesaggisti di tutto il mondo, tre piani di orto verticale (da far impallidire qualsiasi monaco) con piante provenienti da tutti i continenti più un tetto sostenuto da tronchi di quercia, con sopra dei mulini a vento per alimentare tutto. Insomma, un ecosistema perfetto, unico. Oggi l’Hollander, così chiamata la struttura ex padiglione orange, è rifugio di tossici e senzatetto, per non parlare dei continui incendi che si sviluppano al suo interno.
L’impresa di Hannover, cittadina della bassa Sassonia con circa mezzo milione di abitanti, era partita male sin dall’inizio, infatti dei 40milioni di visitatori previsti ne arrivarono solo 18. Gran parte del pubblico fu racimolato last minute da una imponente campagna pubblicitaria del governo che arrivò a spendere 70miliardi di lire, spot firmati da Wim Wenders inclusi. Il “buco” finale fu contenuto: un miliardo di marchi. Gli addetti ai lavori, a Milano, vivono nell’incubo “che non sia un’altra Hannover”.
Oggi l’area dell’Expo tedesca è per metà una ghost town, buona come location di film apocalittici, l’altra metà è un centro direzionale che la sera si svuota dei pochi dipendenti che vi lavorano il giorno.
Il padiglione italiano? Sparito, progettato per essere regalato alla Fiera del Levante di Bari sarebbe costato 12milioni rimontarlo. Al suo posto? L’Ikea. Il futuro è questo.