[red]Immagini:
1 : L’astronauta italiana Samantha Cristoforetti
2: La Stazione Spaziale Internazionale[/red]
[red][b]Samantha Cristoforetti[/b][/red], prima donna astronauta italiana, è partita alle 22:01 di domenica 23 novembre dalla base russa di [red]Baikonur[/red], a bordo di una navetta Soyuz insieme con il russo [red][b]Anton Shkaplerov [/b][/red]e l’americano Terry W. Virts. Dopo circa sei ore di viaggio la capsula si è distaccata dalla navicella ed è approdata nella Stazione spaziale internazionale (ISS).
Qui i tre astronauti trascorreranno quasi sei mesi per mettere a punto circa 200 esperimenti (10 Made in Italy) della [red][b]“Missione Futura”.[/b][/red] Nata a Milano il 26 aprile del 1977 ma cresciuta a Malè (Trento), Samantha è capitano dell’Aeronautica Italiana. E’ anche ambasciatrice dell’Unicef e in tale veste ha lanciato un appello, attraverso un video messaggio, per chiedere il sostegno degli italiani all’Unicef per una missione di importanza straordinaria: salvare i bambini dalla malnutrizione.
Gli esperimenti spaziali “Made in Italy” mirano a migliorare la vita degli astronauti, ma anche la ricerca scientifica sulla Terra. “Ci si potrebbe chiedere – osserva Samantha Cristoforetti – perché andiamo nello spazio per fare ricerca scientifica quando la possiamo fare a Terra. Il punto è che il fatto di essere in orbita – spiega – ci permette di eliminare gli effetti della gravità. E questa è un’occasione unica per la scienza”.
I progetti di ricerca scientifica e dimostrazione tecnologica sono stati ideati da Università, centri di ricerca, aziende e Pmi italiane, e selezionati dall’Agenzia spaziale italiana con i Bandi nazionali di Volo Umano e la Call per progetti di partenariato pubblico-privato per l’utilizzazione della Stazione Spaziale Internazionale.
Il progetto ‘Nato’ testerà le contromisure per l’osteoporosi lavorando sul tessuto osseo a livello di nanoparticelle. ‘Drain brain’ si occuperà invece di realizzare un nuovo strumento diagnostico per le malattie neurodegenerative, osservando in microgravità il ritorno venoso dal cervello al cuore. Si occuperà invece di variazioni sull’architettura cellulare ‘Cytospace’, "per osservare come la cellula si struttura nello spazio", spiega Cristoforetti, mentre ‘Bone/Muscle check’ ha il compito di "validare un sistema semplice e innovativo per quantificare lo stato di debilitazione ossea tramite un prelievo salivare".
Una serie di esperimenti è espressamente volta alla cura e al miglioramento delle condizioni di vita degli astronauti a bordo della Iss. ‘Wearable monitoring’ si occupa di qualità del sonno, poiché "in orbita si verifica un influsso negativo sul sistema nervoso autonomo, forse per l’assenza di peso".
Di equilibrio e movimenti si occuperà invece [red]’Blind and Imagined (Slink)'[/red], mentre [red]’Viable'[/red] monitorerà la presenza di funghi e batteri negli ambienti della Stazione. ‘Orthostatic Tolerance’ avrà il compito di sviluppare contromisure favorevoli alla salute dopo il rientro a Terra basate su allenamenti fisici specifici.
Infine, l’esperimento maggiormente riconoscibile come italiano, cioè ‘Isspresso’, la macchinetta per il caffè ‘spaziale’, e la stampante 3D. ‘Isspresso’ è figlia della collaborazione con Argotec e permetterà di prendere il caffè a bordo, studiando la reazione dei liquidi ad elevate temperature e pressioni.
[red]’Pop 3D'[/red] è invece la via italiana alla stampa tridimensionale in orbita. Il progetto è realizzato da Altran e prevede la fabbricazione di un oggetto di plastica in una sessione automatizzata.
Un grande laboratorio, quindi, la cui vita durerà almeno fino al 2020 e a cui l’Italia partecipa in maniera costante grazie agli accordi con Esa e Nasa, che aprono la porta anche a nuove missioni oltre ‘Futura’