La villa romana di Patti, in provincia di Messina, sta man mano perdendo la sua ricchezza storica a causa dell’incuria da chi è preposto a promuoverne la fruizione e sta, ancora peggio, per scomparire a causa dell’indifferenza delle Istituzioni preposte alla sua salvaguardia.
Scoperta nel 1973 durante i lavori di costruzione dell’autostrada Messina-Palermo, la villa di tipo extra-urbano risale all’età imperiale di IV sec. d.C. e si estende su una superficie di 20 mila metri quadrati. Non tutti i resti sono stati portati alla luce. La parte esplorata corrisponde al nucleo centrale della villa, con al centro una corte a peristilio intorno alla quale ruota la zona residenziale. I vani maggiormente rappresentativi sono costituiti dall’aula absidata e dalla sala tricora, che dal peristilio guarda verso il mare e davanti la quale è stato rinvenuto il tratto più esteso dei mosaici: si tratta di medaglioni circolari e grossi ottagoni curvilinei con al centro singoli animali domestici o fiere, asini selvatici, cinghiale, cervo e tigre, in diverso atteggiamento, inseriti in un contesto naturale.
Nonostante gli stupendi mosaici e l’architettura del sito siano un patrimonio unico, nulla viene fatto per la tutela di questo bene siciliano.
Infatti, i danni, chiaramente visibili, sono stati causati dall’acqua che fuoriesce dal sottosuolo e dalle infiltrazioni nelle coperture provocate dall’abbondante acqua piovana che in questi mesi ha toccato i suoli siciliani.
A fine gennaio, è stata realizzata una manifestazione per lanciare l’ennesimo allarme alle istituzioni con l’intervento anche di Legambiente Sicilia.
Successivamente, sono stati condotti dei sopralluoghi per visionare i danni e i tecnici hanno constatato danni gravissimi su alcuni mosaici completamente sgretolati, mentre altri si presentano coperti da muschio e vegetazione.
Ma, intanto, il sito archeologico continua a versare in pessime condizioni e vani sono i solleciti del Comune di Patti a Sovrintendenza e Regione.