di Redazione
Roma – La Legge per l’Istituzione del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, è stata approvata in via definitiva, alla Camera, con 275 si e 80. Al voto finale si sono espressi contro i deputati di M5S e Fi, e si sono astenuti quelli della Lega e di Fratelli d'Italia“. Il DDL proposto dal circa un anno fa dal PD, dopo un lungo lavoro di limature ed emendamenti è approdato alla Camera in terza lettura, ed è stato approvato a larga maggioranza lo scorso 4 ottobre.
La nuova legge sull’editoria ha rivolto particolare attenzione alle piccole e medie imprese editoriali, costituite in cooperative, associazioni o enti senza scopo di lucro, ai finanziamenti che saranno erogati in modo proporzionale, in cui sarà considerato il numero di copie vendute e non quelle distribuite come per la normativa passata. Previsti contributi, che quindi andranno ai piccoli editori, a sostegno delle spese sostenute per l'utilizzo di servizi di telefonia e di connessione dati, che sostituisce le attuali riduzioni tariffarie. Inoltre è stata confermata la commissione che deve determinare l'equo compenso' per i giornalisti freelance.“Una novità del DDL appena approvato, riguarda i giornali di partito, che non potranno più accedere al fondo dell'editoria del governo.
Di rilevante interesse nell’azione legislativa anche il riordino del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e il tetto limite della retribuzione che dovrà raggiungere un massimo di 240mila euro per i dirigenti.
Inoltre molto attesa e auspicata è l’innovazione introdotta dal DDL nel settore del digitale, nell’ambito dei siti online, in cui da anni si registra grande confusione e disordine nel campo della informazione.
La nuova legge ridefinisce la descrizione di un quotidiano online, da intendersi come testata giornalistica,regolarmente registrata presso la cancelleria di un tribunale;
- che abbia un direttore responsabile iscritto all’Ordine dei giornalisti come pubblicista o come professionista;
- pubblichi i propri contenuti giornalistici prevalentemente on line;
- non sia esclusivamente una mera trasposizione telematica di una testata cartacea;
- che produca principalmente informazione;
- che abbia una frequenza di aggiornamento almeno quotidiana;
- che non si configuri esclusivamente come aggregatore di notizie”
Quindi l’introduzione del termine di quotidiano online, esclude i blog o altre pubblicazione di diversa natura dalle testate regolarmente registrate ai Tribunali di appartenenza territoriale, e dirette da giornalisti iscritti all’Ordine come pubblicisti o professionisti. La nuova Legge mette finalmente fine ad alterazioni espressive e subdole manipolazioni nel settore della comunicazione, stabilendo quindi che solo il giornale online assume giuridicamente la definizione di prodotto editoriale.
L’Uspi , Unione Stampa Periodica Italiana, che ha in modo continuativo e sostanziale contribuito alla approvazione del DDL del 4 ottobre scorso, si è così espressa in ordine alle nuove norme in tema di editoria e contributi, votate dalla Camera:
“Viva soddisfazione per la rapida approvazione della legge di riforma del sostegno pubblico all’editoria cartacea e telematica” e’ stata espressa dal segretario generale Uspi, Francesco Saverio Vetere.
“L’Uspi ha contribuito in modo sostanzioso al varo della nuova legge con proposte, audizioni e sostegno continuo alle forze politiche e parlamentari, nel corso dell’anno necessario per la conversione in legge del provvedimento”.
“Una legge per il settore era attesa da anni. Ora l’auspicio è che sia rapida l’emanazione dei previsti decreti attuativi, per dare forma compiuta alla riforma. L’impegno primario del governo – ha aggiunto – sarà quello di reperire risorse sufficienti per perseguire gli obiettivi della nuova legge”.
“E’ stata importante – ha puntualizzato la vice segretario generale, con delega al digitale, Sara Cipriani – l’introduzione, al Senato, di una precisa enunciazione di ‘quotidiano online’, che in tal modo, entra a pieno titolo nella definizione legislativa di ‘prodotto editoriale'”.
“Passata con successo questa riforma – ha concluso Vetere – ora l’onere e l’attenzione dei politici e dei parlamentari dovranno essere rivolti, sempre nell’ottica di sostegno alla crisi del settore editoriale, alla proroga delle tariffe postali per quotidiani e periodici, in scadenza al 31/12/2016″.