"Ricostruzione subito", ormai, è un eufemismo politichese. Ci vorranno anni, senza dubbio, per riportare alla normalità i luoghi dell'Appennino tra Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, tra Norcia, Amatrice, Rieti e tutti gli altri piccoli paesi che da agosto sono stati – a più riprese – scossi.
Fino a stamane alle 7.40, quando una carica di magnitudo 6.5 ha dato il colpo di grazia al paesaggio. Per fortuna senza fare vittime, visto che tutti, nell'area, erano già fuori casa. Ma ai Beni Culturali, a quel tesoro di cultura, fiore all'occhiello lontano da circuiti turistici ma non per questo trascurabile, ora c'è poco da fare.
Della basilica di San Benedetto di Norcia (sopra) è rimasta in piedi solo la facciata trecentesca, e frati e fedeli in lacrime si sono inginocchiati nella piazza pregando.
Ma in tutti i centri dell'Umbria e delle Marche vicini all'epicentro si segnalano altri crolli, e sempre a Norcia anche larghi tratti delle mura medioevali sono franati. Ad Amatrice crollata la Chiesa di Sant'Agostino (home page), e anche a Preci – altro centro in ginocchio – vi sono stati crolli di chiese. A Rieti si è deciso di chiudere il Ponte Romano che permette di raggiungere il centro storico, per il sospetto che abbia subito lesioni. A Roma, chiuse in via preventiva la Basilica di San Paolo e quella di San Lorenzo, sotto osservazione San Pietro, sospese le visite al Quirinale.
Postilla: a più riprese abbiamo sentito gli abitanti dell'area chiedere più aiuto, rimarcando che ancora si pensa ad Amatrice e Accumoli, dove in realtà tutto è stato da tempo messo sotto controllo. E in effetti – sarà stata la mancanza di vittime? – l'impressione è stata quella di un po' di superficialità, da parte dei media generalisti, negli ultimi giorni. Fino ad oggi, con la potenza dell'Irpinia nel 1980.
da exibart.com Newsletter 30 ottobre 2016