Roma – Non è la prima volta che ad un crimine stradale segua una ulteriore tragedia, frutto di un dolore che diventa sempre più insopportabile, e a cui si aggiungono solitudine e mancate risposte dello Stato, della Giustizia. Ricordiamo la madre di Alex che nel 2011 si è tolta la vita il giorno dopo l'uccisione del figlio, ma ci sono altri casi che documentano un inenarrabile dolore. È il momento di riflettere per dare peso alle cause.
È diffusa nella società la sfiducia nella giustizia, processi ed udienze differiti nel tempo per cause da addebitare all'amministrazione della giustizia e allo Stato, vittime e familiari privati irrimediabilmente di quei legami affettivi che davano senso alla loro esistenza, e costretti a sopportare in solitudine le conseguenze irreversibili del reato, associazioni che utilizzano la loro esperienza di dolore per dare conforto umano e per assicurare aiuto psicologico e legale a coloro che si trovano nella disperazione e nell'impotenza, di fronte ad istituzioni la cui burocrazia penalizza le esigenze del "caso concreto".
Chiediamo la piena applicazione della direttiva europea 2012/29/UE del rispetto dei diritti delle vittime, non circoscritta alle fasi del processo ma allo stato di vittima, una condizione che oggi trova risposta solo presso le sedi dei familiari delle vittime. Chiediamo alle istituzioni di operare in sinergia con tali organismi, per creare una rete di sostegno a favore di chi è costretto a sopportare la sofferenza di un'offesa irreversibile, perché non cada nella tentazione di farsi giustizia da sé. La tentazione di cui non si è saputo liberare Di Lello deve essere per lo Stato e per coloro che gestiscono la giustizia una forte occasione di riflessione sulla loro storica inadeguatezza e una spinta al cambiamento, per aiutare la persona e per "fermare la strage stradale", perché non ci siano né vittime e né imputati.
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni
Presidente AIFVS
(Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada)