Sono state vessate, accusate da partiti politici, giornali e quindi dall’opinione pubblica come criminali, il perfetto capro espiatorio di una crisi dei migranti, che “crisi”, numeri alla mano, non è. Negli ultimi mesi se ne sono sentite di tutte: “sono in combutta con i trafficanti di esseri umani”; “il gioco delle ONG è di fare esclusivamente pressione sui governi per fare aprire i confini”; “non hanno alcun interesse alle vite che dicono di salvare, ma solo al profitto e al potere politico”; giusto per citarne alcuni.
Oggi la magistratura italiana ha tentato di porre un freno a tutto questo, archiviando le indagini per insussistenza di un legame tra i trafficanti di esseri umani libici e le due ONG ProActiva Open Arms e Sea Watch e quindi del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, del quale le due ONG erano state accusate lo scorso anno. Infatti, per la prima (l’imbarcazione denominata Golfo Azzurro) iniziò il procedimento penale nel maggio 2017 per il soccorso di 220 migranti sbarcati a Lampedusa, mentre per Sea Watch iniziò nell’aprile 2017 a seguito della condotta di una sua nave, Iuventa, che fece sbarcare i migranti in Italia nonostante al momento del salvataggio si trovasse più vicina a Malta.
Proprio su quest’ultimo punto, i magistrati di Palermo (il procuratore aggiunto Marzia Sabella e i sostituti Geri Ferrara, Claudio Camilleri e Renza Cescon) hanno dichiarato che “non deve stupire” che la Iuventa “abbia preferito effettuare lo sbarco verso le coste italiane: ciò rappresenta, anzi, una conseguenza logica e una corretta gestione delle operazioni di salvataggio.” Infatti, i magistrati, citando la Convenzione Sar (Save and Rescue) di Amburgo del 1979, hanno ritenuto che le operazioni di salvataggio si esauriscono nel momento in cui si approda in un porto sicuro. “Questa nozione” proseguono i giudici, “comprende necessariamente i diritti fondamentali delle persone soccorse.” Inoltre, “argomenti decisivi e assorbenti al fine della confutazione risultano essere da un lato l’effettività del soccorso e, dall’altro, l’assoluta mancanza di cooperazione dello Stato di Malta nella gestione dei predetti eventi Sar.”
Quindi con la nozione di porto vicino, concludono i magistrati, “non dovrà individuarsi esclusivamente avuto riguardo alla posizione geografica, ma dovrà invece essere necessariamente quello che assicurerà il rispetto dei predetti diritti.” Lo sbarco di Iuventa sulle coste italiane è quindi la “conseguenza logica di quanto sopra esposto e una corretta gestione delle operazioni di salvataggio”. Con questo il Tribunale di Palermo conferma che le ONG hanno agito nel totale rispetto delle operazioni Sar e dei diritti umani dei migranti a bordo delle loro navi.
Inoltre, la Corte aggiunge, e questo è uno dei punti più caldeggiati dagli haters delle ONG, che “alla luce delle indagini svolte, non si ravvisano elementi concreti che portano a ritenere alcuna connessione tra i soggetti intervenuti nel corso delle operazioni di salvataggio a bordo delle navi delle Ong e i trafficanti operanti sul territorio libico.” Quindi, accogliendo la richiesta del PM Geri Ferrara della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, il giudice per le indagini preliminari Guglielmo Nicastro ha archiviato i due procedimenti penali a carico delle ONG che operano nel Mediterraneo. Si è così permesso finalmente alla legge di dare risposta all’annosa questione sulle pratiche delle ONG, liberandola dalle facili invettive prive di fondamento promosse da chi ha interesse a concentrare l’attenzione su un fatto di semplice umanità, criminalizzandolo, sviando invece da ciò che realmente sta causando problemi all’Italia: l’ignoranza e la mediocrità.
Non stupirebbe allora riscontrare nei prossimi giorni invettive e maldicenze riguardanti la magistratura palermitana e italiana. Può darsi che dalle accuse ricevute durante i governi Berlusconi di essere delle “toghe rosse”, si passi a definirle “toghe di pelle nera” o “toghe succubi delle ONG e dell’Europa ladrona” (giusto per richiamare un vecchio slogan su Roma Ladrona che forse in molti si sono dimenticati). Chissà. Ciò che conta è che, comunque le vogliano chiamare, le nostre toghe continuino imperterrite e come sempre in modo imparziale a far rispettare la legge secondo i principi su cui si regge la nostra Costituzione e i fatti che realmente accadono. Questa è probabilmente l’unica vera speranza che ci resta per combattere il populismo dilagante nel nostro bel paese.