Roma, 24 gennaio 2019 – La Corte di Appello di Roma, con sentenza n. 202/2019, ha accolto l’appello e condannato l’INAIL a risarcire gli eredi di Roberto Lucandri, dipendente dell’Asl presso l’ospedale di Rieti, ucciso da un mesotelioma causato dall’amianto il 27 aprile 2018. È stata ribaltata così la sentenza di I grado con la quale, in modo singolare, il Tribunale di Rieti aveva rigettato le domande di Lucandri, all’epoca ancora in vita, il quale si è spento mentre era in corso il giudizio di appello.
La vittima della fibra killer, unitamente ad un altro collega, Mario Nicoletti, deceduto sempre per mesotelioma il primo marzo 2016, aveva lavorato nel nosocomio manipolando materiali contenenti amianto.
Ora verrà proposta l’azione di risarcimento dei danni nei confronti della ASL di Rieti. “Finalmente giustizia è fatta” – dichiara soddisfatto l’avv. Ezio Bonanni, legale della famiglia e presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto – “l’INAIL di Rieti ha negato l’origine professionale del mesotelioma di Roberto Lucandri, come per il suo collega, nonostante l’ospedale fosse imbottito di amianto, circostanza incontestabile. Attendiamo ora gli esiti del procedimento penale, ancora in indagine, perché si faccia giustizia anche nei confronti di chi ha esposto questi lavoratori e anche i cittadini che frequentavano l’ospedale di Rieti a polveri e fibre di amianto”.
“Nel Libro bianco delle morti di amianto in Italia risultano censite 250 ospedali con amianto (stima per difetto) e 374 casi di mesotelioma nel personale sanitario (pari all’1,9%)” – spiega il legale – “è solo la punta dell’iceberg, poiché ci sono almeno il doppio dei casi di cancro del polmone e centinaia di altre patologie asbesto correlate (asbestosi, placche pleuriche, cancro della laringe, faringe, etc.). Un’emergenza che Ona denuncia da tempo che impone una presa di coscienza e immediate iniziative di bonifica e messa in sicurezza dei siti ancora contaminati”.
Nella foto: Ezio Bonanni