Sono passati ben 39 anni dal quel tragico 27 giugno 1980, giorno in cui il volo Itavia precipitò e condusse alla morte 81 persone. Oggi sappiamo che non fu un semplice incidente, ma l’aereo fu abbattuto da un missile. Questa è la verità processuale emersa non solo nella recente sentenza della Corte di appello di Palermo (che conferma quella di primo grado del 2016), ma già dichiarata da altre 4 sentenze nel corso del 2017.
Queste sentenze di condanna concernono il Governo italiano e in particolare i Ministeri della Difesa e dei Trasporti per omessa informativa e per depistaggio. Quest’ultimo reato è stato dichiarato prescritto dai giudici di Palermo, mentre sul primo capo di accusa si è fondata la sentenza di riconoscimento della responsabilità penale per condotta omissiva.
Le prime quattro sentenze hanno riguardato i familiari di 68 vittime, mentre l’ultima 7 degli stessi. Solo il risarcimento di queste ultime è stato confermato dalla Corte di appello nella misura di 12 milioni di euro. Il totale che lo Stato, nella persona dei due dicasteri, deve alle vittime è enorme. Anche per questo motivo si “comprende” (rectius, si constata) un atteggiamento ostruzionistico nel pagamento dei risarcimenti legittimamente dovuti.
“Ancora ad oggi i Ministeri Trasporti e Difesa hanno ostacolato non solo le legittime aspettative di verità e giustizia ma persino le liquidazioni dei risarcimenti, disattendendo le sentenze e richiedendo di voler interamente compensare tali somme con eventuali vitalizi concessi ai figli delle vittime. Ancora ad oggi, dopo quasi 39 anni, i figli di Ustica non hanno ricevuto alcun pagamento dei risarcimenti decisi da innumerevoli Tribunali e Corti giudicanti. Auspichiamo che chi di dovere, dai ministri al presidente del Consiglio, si imponga per restituire dignità a chi non soltanto ha perso i propri genitori ma che ha subito per decenni gli effetti di un ignobile ed inaccettabile depistaggio e che, adesso, si vede negata la liquidazione di quanto disposto dalle sentenze emesse in nome del Popolo Italiano.” Con queste parole amare il legale delle vittime del processo di Palermo, Daniele Ostano, lancia un appello agli attuali Ministeri, affinché la giustizia non si fermi alle aule del tribunale, ma sia fatta in concreto con una presa di atto e responsabilità, forse ancor più di umanità.
Infatti, anche se è stato dichiarato prescritto, ciò che le vittime hanno sofferto di più in questi 39 anni è stata la condotta deplorevole di depistaggio tenuta dai vari dicasteri che si sono avvicendati nel tempo. Si è parlato di bomba a bordo, poi di un cedimento strutturale. Sono stati negati i pagamenti dei risarcimenti e i ricorsi in appello mostrano l’attuale volontà a far proseguire questa sofferenza per i familiari delle vittime, nonostante l’evidenza dei fatti sia incontestabile.
L’appello allora è che gli attuali Ministri prendano atto di questa sentenza e della verità emersa e che non continuino ad appellarsi (per esempio, con riguardo a questa condanna in Cassazione) ancora per prendere tempo e allungare gli strascichi di questa tragedia, ma ottemperino al volere del popolo italiano.