Roma – C’è ancora un cuore giovane che batte con ardore tra le mura ingrigite di Montecitorio. Un cuore che batte nel cuore (citando Venditti) del potere politico italiano. Nella giornata per la memoria delle vittime del terrorismo (anni 70) parla Francesca, una ragazza neomaggiorenne selezionata dal Virgilio di Milano come portavoce del proprio gruppo di lavoro su 4 vittime degli anni di piombo (Fausto Tinelli, Lorenzo Iannucci, Sergio Ramelli e Antonio Marino).
Il suo è un discorso profondo, pieno di ideali veri – paradossale accostare questi termini, ma oramai necessario poiché rarità a casa nostra – e di cruda realtà. Francesca parla di come il Governo, che dovrebbe essere portavoce massimo delle istituzioni democratiche del paese stia minando ogni più alto valore civile e costituzionale. Vive il momento storico, ha studiato (dettaglio non trascurabile) con profondità la storia recente italiana, e con cognizione di causa riconosce che “stiamo vivendo un momento particolarmente difficile della storia della nostra Repubblica italiana”. Un paese in cui si è perso ogni valore verso gli esseri umani e si combatte una strenua guerra tra poveri, su incitamento e soprattutto sull’esempio dei politici odierni. “Ci sono parole e gesti violenti amplificati a dismisura dai social media che diffondono un clima di violenza e di odio nella società civile” sottolinea la giovane liceale. E qui il riferimento è chiaro verso quella frangia politica che utilizza i media a proprio favore per discorsi discriminatori che alimentano la paura verso il diverso e invocano con urla e con atteggiamenti aggressivi la supremazia italiana. Sull’uso dei media sarebbe da operare un’attenta riflessione: il Parlamento prima dell’era social era un luogo oscuro ove non si sapeva bene cosa stesse succedendo finché non usciva fuori una legge (e anche in quel caso era fumoso il procedimento); oggi si sa praticamente tutto – o così viene fatto credere – su come si arrivi a una decisione e quali siano le opinioni dei soggetti pubblici in gioco minuto per minuto. Non so davvero quale delle due vie, sia peggiore o crei più confusione e incertezza nella popolazione. Quel che è palese sono gli effetti di questo screditamento delle istituzioni democratiche nazionali ed europee “che sono nostre – prosegue Francesca – e che dovremmo imparare a difendere strenuamente per il bene di noi tutti”. Da ultimo si possono costatare le violenze fisiche e verbali protratte a Castel Bruciato da una popolazione aizzata da gruppi neofascisti contro i Rom. Ma più in generale, “ci sarebbe da ridire” sui metodi con cui molti politici fanno propaganda sui social. Primo fra tutti il Capitano, Salvini, adocchiato da Francesca come artefice di un utilizzo indebito del network per veicolare le proprie idee discriminatorie al fine di conquistare elettorato e quindi posto in Parlamento: “Ci sono politici che usano le loro idee sulla discriminazione per dividere le persone, ma le persone si completano nelle differenze.” Notevole anche la sua visione del fenomeno migratorio, ove riconosce che deve esserci qualcosa di più che spinge queste persone a venire in Europa e ritiene assurdo che possa esistere un “divieto di aiutarli”. Ma soprattutto smaschera con semplicità la più grande bufala del XXI sec: “Ci dicono che sono la causa per cui noi non troviamo lavoro; è solo una strategia per mettere i poveri gli uni contro gli altri”.
In molti diranno che la ragazza è politicizzata (sebbene non dovrebbe essere visto malamente che un giovane si interessi con sensatezza e capacità di ragionamento al mondo degli ideali, ma oggi si trova il male anche nelle cose belle) ed è tutto un piano per far crollare il Governo. E Salvini si difenderà probabilmente con qualche nuova stoccata ai centri sociali e/o ai migranti e perché no agli scafisti che producono sempre likes. Ma quel che dovrebbe toccare veramente il cuore, soprattutto a noi terroni, è la bufala di cui sopra: “ci rubano il lavoro!” Un grido di odio di cui siamo stati oggetto per decenni, ma che ora nelle nostre bocche suona più armonioso e dolce. Forse perché adesso sembra che non siamo più noi il problema. In fin dei conti a chi non piace stare dalla parte dei più forti?