Consiglio d’Europa contro il Decreto sicurezza bis: “Preoccupati per impatto su vita delle persone”

Intanto il TAR del Lazio applica il Decreto e rigetta il ricorso di Sea Watch 3

Non sono passati neanche 4 giorni dall’entrata in vigore (15 giugno 2019) del Decreto Sicurezza Bis che vi è già il primo caso di applicazione. Sea Watch 3, la nave battente bandiera olandese, in realtà è da 6 giorni che dondola sul confine delle acque territoriali italiane con 43 migranti (10 già sbarcati per problemi di salute), quindi la sua storia si sviluppa proprio a cavallo del D.L. in questione. Ciononostante, al ricorso contro il diniego allo sbarco, ricevuto giorni fa dalla Guardia di Finanza italiana, il TAR del Lazio non le ha voluto dare ragione, riconoscendo la legittimità del divieto imposto dall’Italia.

Ripercorrendo brevemente la storia, la Sea Watch 3 ha salvato 53 migranti naufragati circa una settimana fa. Successivamente le è stato indicato Tripoli (Libia) come porto sicuro in cui attraccare, ma la stessa si è rifiutata non ritenendolo tale. Quindi si è diretta verso il porto più vicino geograficamente, Lampedusa, ma alla richiesta di sbarco è stato ricevuto un secco no, seguito dalla notifica del divieto da parte della GdF. La nave dell’ONG olandese è quindi rimasta al confine italiano, continuando a chiedere un porto sicuro e l’attracco. Nel mentre è stato proposto il ricorso al TAR e alcuni paesi tedeschi hanno dato disponibilità all’accoglienza dei migranti. Purtuttavia non è stato trovato un accordo tra Ministro dell’Interno italiano e il suo omologo tedesco.

Quindi ad oggi la nave è ancora bloccata in acque internazionali senza un porto sicuro disponibile, ma c’è di più. Infatti, la Procura di Agrigento nelle vesti del PM Salvatore Vella ha aperto un fascicolo contro ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Quindi potrebbero esservi nuovi sviluppi anche sotto questo fronte, con il sequestro della nave e la conseguente multa “salata” per la Sea Watch, come prescritto dal D.L. sicurezza bis.

D’altro canto il Consiglio d’Europa, attraverso il Commissario per i Diritti Umani Dunja Mijatovic, si è detta “seriamente preoccupata per l’impatto che alcune parti del Decreto Sicurezza bis potrebbero avere sulla vita delle persone che necessitano di essere salvate in mare” e “nei confronti delle ong che conducono operazioni di salvataggio nel Mediterraneo". Secondo la commissaria, i fatti dimostrano che la Libia non è un paese sicuro e non è possibile continuare a stigmatizzare “le ong, come Sea Watch,” definite “cruciali per salvare vite in mare, specialmente dopo che i Paesi europei hanno lasciato un vuoto negli ultimi anni nella capacità di soccorso”. Infine ha richiesto che venga definito un porto sicuro immediatamente per la Sea Watch 3 e che si metta “fine alla politica di chiudere i porti per tutte le Ong, di proibire la navigazione in acque territoriali o in certe aree in quelle internazionali”.

Non si è fatta attendere la risposta diplomatica del Capo del Viminale secondo cui “il parere del Consiglio d'Europa conta meno che zero per me”, in piena continuità rispetto all’attuale atteggiamento nei confronti delle istituzioni internazionali (di recente riguardo alla Commissione UE). Ha inoltre voluto ribadire rispetto alle altre critiche mosse dal Commissario per i diritti umani che “si arriva in Italia se si ha il permesso, le ONG sono al di fuori della legge. Questa Sea Watch è da giorni a zonzo per il Mediterraneo, sarebbe già arrivata in Olanda: è una nave olandese.” Infine, il Ministro dell’Interno italiano ha voluto conclusivamente espresso la sua idea sulla suggerita riapertura dei porti: “In Italia con il mio permesso non arriva nessuno, possono mandare i Caschi blu, il commissario Basettoni, Pippo, Pluto e i Fantastici 4. Barchini e barconi non ne arrivano”.

 

 

Foto Pixabay

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