Ennesima situazione di incertezza per quanto riguarda l’uscita del Regno Unito dall’Europa.
La data prevista per il 31 ottobre è, infatti, destinata ad un nuovo rinvio.
Si sono tenute due votazioni. Nella prima il parlamento ha approvato in prima lettura il “Withdrawal Agreement”, cioè la legge attuativa che permetterà l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea; nella seconda gli stessi parlamentari hanno respinto però la proposta del governo di esaminare e approvare la totalità dell’accordo su Brexit nel giro di tre giorni, invece che nell’arco di settimane: approvare la proposta era l’unica possibilità per il Regno Unito di uscire dall’Unione Europea nei tempi prestabiliti, cioè il 31 ottobre, cosa che Johnson aveva ribadito più volte di voler fare a qualsiasi costo.
A questo punto, Boris Johnson sarebbe costretto a chiedere una proroga almeno fino al 31 gennaio 2020. Il segretario per Brexit, Stephen Barclay, ha confermato che Johnson sarebbe pronto a farlo. In tal caso, il Consiglio europeo a 27 dovrebbe tornare a riunirsi entro fine ottobre in modo da stabilire se e quanto tempo concedere ancora a Londra.
Appare, quindi, evidente che la Brexit continuerà ad occupare il dibattito politico britannico ancora per molti anni; infatti secondo l’accordo concordato dal governo di Boris Johnson e dall’Unione Europea, una volta che il Regno Unito avvierà il processo di uscita entrerà in un cosiddetto periodo di transizione che durerà fino al 31 dicembre 2020. Durante il periodo di transizione – in cui peraltro il Regno Unito rimarrà dentro l’Unione Europea, ma senza partecipare ai suoi organi decisionali – governo britannico e Commissione europea dovranno negoziare le loro relazioni future, soprattutto in termini di commercio e sicurezza.
Sembra, quindi, aprirsi un nuovo scenario in cui il braccio di ferro tra “dentro e fuori” l’Unione Europea sembra dover durare ancora molto tempo.
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