Il movimento delle sardine nasce a Bologna ma si propaga al tempo di un click sino alle piazze di NY. Questa la bellezza di questo tempo, la straordinarietà, ma anche la difficoltà di questa epoca. La globalizzazione delle idee. Ma a volte questo strumento tanto “denigrato” veicola informazioni e idee che spingono le persone a mettersi insieme…. Ecco il grande successo del movimento delle sardine, un moto popolare nato da un post, in contrasto alla lega. Il suo espandersi, riuscendo a riempire piazze intere di svariate città d’Italia, senza perdere la “spontaneità” del suo primo click. La politica odierna sembra rimanere legata ad un sistema di comunicazione ormai superato, rimanendo ad osservare lo svolgersi ed il proliferare delle manifestazioni, cercando, in alcuni casi, di mettere qualche bandierina, o meglio di provare, non in forma palese, a ricondurre a sé l’idea…. Ma le piazze sono libere… le persone scese in piazza non sono partiti, non hanno bandiera, non hanno nome, sembrano unite solamente dalla voglia di evidenziare il loro dissenso verso una politica poco attenta. È vero che se si dovesse trovare un “ideatore” di questa ondata di sardine, si dovrebbe guardare il referente della lega Matteo Salvini, ma anche il grande silenzio degli altri partiti e movimenti, che come più volte detto, dai quattro ragazzi che hanno lanciato l’iniziativa a bologna “per anni avete tirato la corda ed ora si è spezzata”. Oggi le sardine sembrano l’unico movimento che può risolvere le cose, ma credo che si debba stare attenti… bisogna essere lucidi, non cadere nella trappola della vecchia politica. Di quella politica che fagocita ogni idea, che si appropria di ogni vagito, per sfruttarlo, o farlo sparire. La grande responsabilità di questa mobilitazione dal basso è proprio quella di non farsi “incastrare”, convogliare in un “filone”, ma rimanere quell’elemento di discussione costante.
Oggi viviamo in un momento storico importantissimo, sembra che ogni concetto fondante sia messo in discussione, che ogni principio sia rimesso in gioco, a volte si rischia, di rimettere in discussione valori fondamentali, ma è parte del gioco. Mi sembra che questo moto popolare abbiamo proprio la volontà culturale, ed oserei dire politica, di mettere dei punti fermi. Queste piazze nate contro Salvini, si sono trasformate in per, certo ancora non sembra chiaro cosa sia quel “per”, a cosa sia rivolto, ma l’idea di base “dell’antifascismo” pone dei valori precisi che non sono messi in discussione. Il percorso che vede protagonisti le persone della piazza dovrà portarli non tanto ad entrare in politica, ma ad essere politica. Essere sempre quell’elemento esterno, e quindi senza alcun legame di “potere” o economico, con il qualche entrare in relazione con i professionisti della politica in alcuni momento punzecchiando, evidenziando ed a volte supportando iniziative, evidenziandone coerenze o incoerenze. Oggi abbiamo un gran bisogno di speranza, di ridare al concetto di politica la dignità di cui ne è degna, di ridare anche ai politici stessi la speranza che un mondo migliore sia possibile, ma non tanto con logiche di partito (o movimento), ma con attenzione ed amore per il bene comune. Ed allora le sardine potrebbero essere quel pungolo che riporta al bene, quella spina nel fianco che non lascia dormire gli uomini di buona volontà, quel pensiero angosciate per una politica faziosa. Ma bisogna essere capaci di rimanere in un “continuo moto”, di rimanere sardine e non diventare falsi salmoni.
“Bisogna, poggiare l’orecchio sulla proprio terra: sentire il più intimo dolore, ma anche il primo vagito del nuovo” Roberto Mazzarella
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