Stiamo vivendo un crescente e diffuso senso di instabilità e precarietà a tutti i livelli proprio nel quotidiano (lavorativo, famigliare, politico-sociale, ecc.) che ci stimola una paura del futuro ed il proliferare di dubbi ed interrogativi riguardo alla stabilità della propria vita quotidiana ed alla imprevedibilità del domani, facendo crescere uno stato di ansia ed inquietudine, che può lasciare presto spazio a tristezza e rassegnazione.
Rispetto ai decenni precedenti si è molto più propensi ad esempio a nutrire una costante paura di perdere il posto di lavoro, così come ci si scopre più facilmente a provare insicurezza del proprio rapporto coniugale o in generale sentimentale; capita sempre più spesso di ascoltare il telegiornale e provare preoccupazione per una nuova crisi economica, oppure paura del cambiamento climatico globale, ovviamente la pandemia influisce in modo pressante, e proprio perché coinvolge l’intero mondo, aumenta il senso di stabilità, di incertezza, di paura.
I più sensibili a queste tematiche, e non solo, sperimentano un diffuso e generalizzato senso di ansia per il futuro e si scoprono ben presto a rimuginare sul proprio futuro in un susseguirsi di domande e dubbi, spesso volti al tentativo di dirimere un’intollerabile senso di incertezza.
L’elevato tasso di stress che sperimentiamo in relazione alla possibilità di perdere le certezze costruite faticosamente durante la nostra vita non deriva però unicamente da spinte sociali e culturali contemporanee. La società è liquida, concetto espresso e coniato dal sociologo Z.Bauman ed oggi di uso comune, perché si diffonde la convinzione che il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è di fatto l’unica certezza (Bauman Z., 1999), ma sono i fattori personali (temperamentali e psicologici) a rappresentare l’elemento principale in grado di generare nella persona ansia intensa e prolungata riguardo al proprio futuro, e quindi spesso uno stato di malessere significativo che può esprimersi in veri e propri disturbi psicologici quali il Disturbo d’Ansia Generalizzata (DAG), la Depressione o il Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC).
Si è compreso quindi come ciascuno di noi ad oggi si trovi a fronteggiare una quota di incertezza verso il futuro molto maggiore rispetto a quanto mediamente abbiano dovuto fare i nostri genitori, cresciuti negli anni ’50, ’60 o ’70 del XX secolo. E’ infatti proprio la capacità di tollerare l’incertezza la competenza che risulta fondamentale possedere in questa contemporaneità che è stata definita come “società fluida”. Al contrario, il non riuscire a tollerare l’incertezza e desiderare sapere come andranno le cose, nel modo più preciso possibile, spinge le persone ad accrescere il proprio bisogno di prevedere. Questo è il segreto del successo di sedicenti maghi e indovini, che fanno leva sul bisogno di certezze delle persone che si rivolgono a loro nell’illusione di ricevere rassicurazioni e certezze su come andranno a finire le cose.
L’intolleranza dell’incertezza (“Non posso sopportare di non sapere come andranno le cose”), cui segue il bisogno di prevedere (“Ho bisogno di sapere quello che succederà”), è una delle credenze centrali dell’assetto psicologico delle persone ansiose secondo il modello cognitivo teorico dell’ansia (Sassaroli e Ruggero, 2002). Tale distorsione cognitiva spesso è preceduta e si associa ad una modalità di pensiero pessimista, che porta la persona a pensare al proprio futuro in termini negativi o addirittura catastrofici: “Perderò il lavoro e mi ritroverò a vivere per strada” è un esempio di catastrofizzazione, che è un altro tipo di distorsione cognitiva.
Rimuginare, cioè il ritornare ripetutamente sugli stessi e ripetuti pensieri senza trovare una soluzione, sia esso sulla probabilità che si verifichi uno scenario catastrofico oppure sull’analisi delle possibili azioni preventive, può costare all’individuo una grande mole di tempo ed energia. Per questo motivo è importante intervenire sulle modalità di pensiero descritte, al fine di ridurre la paura, l’ansia, la preoccupazione e l’angoscia che possono assalire chi sperimenta frequentemente una paura del futuro, donando maggiore equilibrio emotivo, lucidità mentale ed una rinnovata fiducia in se stessi e nella vita. Infine, per i più curiosi, può essere interessante offrire qualche dettaglio neuroscientifico sull’argomento: alcuni recenti studi scientifici (ad esempio Kim J., 2017) hanno evidenziato che coloro i quali sperimentano un’ansia ed angoscia maggiori di fronte ad eventi dall’esito incerto, cioè in coloro che tendono ad avere molta paura del futuro, presentano anche un volume maggiore dell’area cerebrale del corpo striato. Questa regione cerebrale è da tempo stata associata sia al controllo motorio che ad altre funzioni cognitive, quali la reazione a stimoli da avversione, nuovi, inattesi o intensi.
“Il futuro è molto aperto, e dipende da noi, da noi tutti. Dipende da ciò che voi e io e molti altri uomini fanno e faranno, oggi, domani e dopodomani .E quello che noi facciamo e faremo dipende a sua volta dal nostro pensiero e dai nostri desideri, dalle nostre speranze e dai nostri timori. Dipende da come vediamo il mondo e da come valutiamo le possibilità del futuro che sono aperte.”– Karl Popper –