“Esorto i giornalisti e i comunicatori ad andare e vedere, anche là dove nessuno vuole andare, e a testimoniare la verità”, queste le parole di Papa Francesco al termine dell’Angelus di questa mattina, memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Un appello che fa eco al messaggio per la 55^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali che si celebrerà domenica 16 maggio che proprio ieri, sabato 23 gennaio, è stato diffuso dal Papa.
«Vieni e vedi» (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone dove e come sono, questo il tema del messaggio.
L’invito di Papa Francesco a “venire e vedere”, è anche il metodo di ogni autentica comunicazione umana. “Per poter raccontare la verità della vita che si fa storia – dice il Papa – è necessario uscire dalla comoda presunzione del già saputo e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto”.
“Venire e vedere”, per il Papa è un suggerimento “per ogni espressione comunicativa che voglia essere limpida e onesta: nella redazione di un giornale come nel mondo del web, nella predicazione ordinaria della Chiesa come nella comunicazione politica o sociale”
Consumare le suole delle scarpe.
Il rischio dell’informazione odierna, scrive nel suo Messaggio, Francesco, è che può essere “costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza più consumare le suole delle scarpe, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni”.
Sempre più si moltiplica l’appiattimento dell’informazione con una enorme produzione di “giornali fotocopia” o di “notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali”; il rischio, mette in guardi Papa Francesco, è quello di avere una informazione “preconfezionata, di palazzo, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone”.
Ecco perché Francesco esorta i giornalisti e i comunicatori ad aprirsi all’incontro.
“Ogni strumento è utile e prezioso solo se ci spinge ad andare e vedere cose che altrimenti non sapremmo, se mette in rete conoscenze che altrimenti non circolerebbero, se permette incontri che altrimenti non avverrebbero”.
“E si comunica così: come una conoscenza diretta, nata dall’esperienza, non per sentito dire. Il vieni e vedi è il metodo più semplice per conoscere una realtà. È la verifica più onesta di ogni annuncio, perché per conoscere bisogna incontrare, permettere che colui che ho di fronte mi parli, lasciare che la sua testimonianza mi raggiunga”.
Grazie al coraggio di tanti giornalisti
“Dobbiamo dire grazie al coraggio e all’impegno di tanti professionisti – giornalisti, cineoperatori, montatori, registi che spesso lavorano correndo grandi rischi – se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità”.
Tante sono le opportunità che elenca il Papa in riferimento al mondo del web, ma da questo mondo possono pure venire delle insidie. Ecco allora l’appello a stare attenti, a non demonizzare lo strumento ma ad avere una maggiore capacità di discernimento e un più maturo senso di responsabilità, sia quando si diffondono sia quando si ricevono contenuti.
“Tutti siamo responsabili della comunicazione che facciamo, delle informazioni che diamo, del controllo che insieme possiamo esercitare sulle notizie false, smascherandole – invita il Papa –. Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità: ad andare, vedere e condividere”.
Nulla sostituisce il vedere di persona
“Nella comunicazione nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti”.
“La sfida che ci attende – conclude il Papa – è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono”.