Luca Attanasio nel 2020 aveva ricevuto il Premio Internazionale Nassiriya per la Pace «per il suo impegno volto alla salvaguardia della pace tra i popoli» e «per aver contribuito alla realizzazione di importanti progetti umanitari distinguendosi per l’altruismo, la dedizione e lo spirito di servizio a sostegno delle persone in difficoltà».
Dal 5 settembre 2017, dopo diverse esperienze nelle ambasciate in Svizzera, in Marocco e in Nigeria, era capo missione a Kinshasa, nel Congo, dove stava portando a termine numerosi progetti umanitari al fianco dei circa mille cittadini italiani attualmente residenti nel Paese del Centro Africa.
L’ambasciatore d’Italia nella Repubblica democratica del Congo, morto oggi in un attacco a un convoglio Onu in Congo, diplomatico, 43 anni, era uno degli ambasciatori italiani più giovani nel mondo.
Nato a Limbiate, in provincia di Milano, si era laureato con lode alla Bocconi nel 2001, dopo un breve percorso professionale nella consulenza aziendale ed un Master in Politica Internazionale, aveva intrapreso la carriera diplomatica nel 2003.
Sposato con Zakia Seddiki, è fondatrice e presidente dell’associazione umanitaria “Mama Sofia”, che opera in aree difficili in supporto di bambini e giovani madri, di cui lo stesso Attanasio era presidente onorario, con cui ha tre figlie piccole.
Alla Farnesina viene assegnato alla Direzione per gli Affari Economici, Ufficio sostegno alle imprese, poi alla Segreteria della Direzione Generale per l’Africa. Nel 2004 viene nominato vice-Capo Segreteria del Sottosegretario di Stato con delega per l’Africa e la Cooperazione Internazionale. All’estero è capo dell’Ufficio Economico e Commerciale presso l’Ambasciata d’Italia a Berna (2006-2010) e Console Generale reggente a Casablanca, in Marocco dal 2010 al 2013. Nel 2013 rientra alla Farnesina dove riceve l’incarico di Capo Segreteria della Direzione Generale per la Mondializzazione e gli Affari Globali. Ritorna poi in Africa quale Primo Consigliere presso l’Ambasciata d’Italia in Abuja, in Nigeria, nel 2015. Dal 5 settembre 2017 è capo Missione a Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo.Dal 31 ottobre 2019 è stato confermato in sede in qualità di Ambasciatore Straordinario Plenipotenziario accreditato in Congo.
Sembra che l’attentato inizialmente fosse un tentativo di rapimento, verificato intorno alle 9 nella Repubblica Democratica del Congo, ed è costato la vita all’ambasciatore italiano Luca Attanasio, a un carabiniere. A rivelare la matrice dell’agguato sono i ranger del Parco nazionale dei Virunga, citati da vari media tra cui il Jerusalem Post.
Sono molti i gruppi armati che operano nella zona dei monti Virunga, fra Congo, Ruanda e Uganda, e spesso prendono di mira i ranger del parco, famoso per i gorilla di montagna.
Il sito congolese ‘Actualite.cd’, citando “alcune fonti”, scrive che “gli autori dell’attacco avrebbero avuto come obiettivo principale proprio il diplomatico italiano”. L’imboscata è avvenuta “nei pressi di Goma (Nord-Kivu) nel territorio di Nyiragongo”, precisa il sito riferendo che “sono intervenute le Fardc”, ossia le Forze Armate della Repubblica Democratica del Congo, “e le guardie del Parco nazionale dei Virunga”.
Il diplomatico è stato trasportato in ospedale a Goma dopo l’agguato, in gravi condizioni. Poi il decesso.
Con lui nell’agguato muore Il carabiniere Vittorio Iacovacci, che era di Sonnino (Latina), dove la sua famiglia d’origine vive. Non era sposato e non aveva figli. Era in servizio dallo scorso settembre presso l’ambasciata italiana ed era in forza al 13° reggimento Friuli-Venezia Giulia, a Gorizia, che fa parte della seconda Brigata mobile dell’Arma dei carabinieri, un nucleo di élite con proiezione operativa all’estero che in passato ha pagato un alto prezzo in vite umane, visto che tra le vittime nell’attentato di Nassiriya e negli agguati in Afghanistan ad opera dei talebani ci sono stati carabinieri di quella Brigata. Iacovacci aveva fatto un corso di addetto ai servizi di protezionee si occupava della tutela dell’ambasciatore.
La Farnesina ha confermato la morte nella tarda mattinata di oggi: “L’ambasciatore ed il militare stavano viaggiando a bordo di una autovettura in un convoglio della MONUSCO, la missione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione nella Repubblica Democratica del Congo”,
“La comunità di Sonnino è sgomenta per questa giovane e tragica perdita. Proclameremo il lutto cittadino”. Così il sindaco di Sonnino, Luciano De Angelis, alla notizia della morte in Congo del carabiniere Vittorio Iacovacci, originario del centro in provincia di Latina. «Era andato a portare la pace ed è stato ucciso – conclude il sindaco- ci stringiamo attorno alla famiglia”.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, il seguente messaggio: “Ho accolto con sgomento la notizia del vile attacco che poche ore fa ha colpito un convoglio internazionale nei pressi della citta di Goma uccidendo l’Ambasciatore Luca Attanasio, il carabiniere Vittorio Iacovacci.
La Repubblica Italiana è in lutto per questi servitori dello Stato che hanno perso la vita nell’adempimento dei loro doveri professionali in Repubblica Democratica del Congo. Nel deprecare questo proditorio gesto di violenza gli italiani tutti si stringono nel cordoglio intorno alle famiglie delle vittime, cui desidero far pervenire le condoglianze più sentite e la più grande solidarietà”.
Momenti che mettono a rischio l’idea stessa di cooperazione internazionale, ma che devono farci riflettere proprio sul senso della cooperazione che deve mirare sempre di più ed in modo ancora più incisivo sul bene comune, in modo che queste morti non siano motivo di “fine” di un percorso, ma rilancio ancora più forte del senso di comunità internazionale.