Al termine della Santa Messa nello stadio “Franso Hariri” di Erbil, nel nord dell’Iraq, Papa Francesco ha salutato con affetto il Catholicos-Patriarca della Chiesa Assira dell’Oriente, Mar Gewargis III, che risiede in questa città. “Grazie, caro Fratello!” ha esordito il Santo Padre, che ha voluto abbracciare in lui i cristiani delle varie confessioni: “In tanti qui hanno versato il sangue sullo stesso suolo! Ma i nostri martiri risplendono insieme, stelle nello stesso cielo! Da lassù ci chiedono di camminare insieme, senza esitare, verso la pienezza dell’unità”. In attesa del giorno in cui sarà possibile celebrare insieme sullo stesso altare, si ribadisce l’intenzione di “andare avanti nel riconoscimento reciproco e nella testimonianza condivisa del Vangelo”. In questo cammino, si legge ancora nella Dichiarazione, “sperimentiamo una sofferenza comune, derivante dalla drammatica situazione dei nostri fratelli e sorelle cristiani in Medio Oriente, specialmente in Iraq e Siria”. “Centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti soffrono immensamente di conflitti violenti che nulla può giustificare”. Conflitti che hanno “aumentato l’esodo dei cristiani dalle terre dove hanno vissuto fianco a fianco con altre comunità religiose fin dai tempi degli Apostoli”. Il testo, del papa, conclude con un forte invito al dialogo: “Più la situazione è difficile, più è necessario il dialogo interreligioso fondato su un atteggiamento di apertura, verità e amore. Un tale dialogo è anche il miglior antidoto all’estremismo, che è una minaccia per i seguaci di tutte le religioni”.
Quella Assira dell’Oriente è una antica Chiesa presente in questa terra sin dalle origini del cristianesimo.
Gli Atti degli Apostoli riportano che “Parti, Medi, Elamiti e abitanti della Mesopotamia” erano presenti nei pressi del Cenacolo il giorno di Pentecoste. Furono i primi cristiani della Persia, dove poi predicarono, secondo la tradizione, l’apostolo san Tommaso e i suoi discepoli Addai e Mari. Nella sua storia plurisecolare, la Chiesa Assira dell’Oriente ha maturato, in un contesto culturale prevalentemente semitico e siriaco molto vicino alle prime comunità apostoliche, una originale tradizione teologica e spirituale. Nell’alto Medioevo, la Chiesa assira dell’Oriente ha sviluppato uno straordinario dinamismo missionario seguendo le varie vie della seta attraverso l’Asia centrale, l’India e anche la Cina. Ha lo stesso patrimonio teologico e liturgico della Chiesa caldea e di quella siro-malabarese in India, ambedue entrate in comunione con la Chiesa di Roma nel XVI secolo. Sin dalle origini, la storia della Chiesa Assira dell’Oriente è tragicamente segnata dalla persecuzione. Pagine drammatiche che si intrecciano con i periodi dell’impero persiano, poi dell’impero mongolo, e infine di quello ottomano. Dopo la strage avvenuta tra gli anni 1914 e 1924 conosciuta anche con il termine “Seyfo” (in siriaco significa letteralmente “spada”), la maggior parte dei suoi fedeli sono emigrati in Occidente, portando con sé una tradizione secolare.
Papa Francesco ha raggiunto Mosul nelle prime ore della mattina e ha pregato tra le rovine delle chiese distrutte dallo Stato Islamico in una delle piazze principali della città, ricordando i morti durante la guerra contro l’occupazione dell’ISIS e l’esodo di migliaia di credenti, non solo dall’Iraq ma anche da altre aree del Medio Oriente.
Ha poi ricordato che il territorio dell’Iraq coincide in buona parte con quello della Mesopotamia “la culla della civiltà”, e quanto sia “crudele” che l’Iraq abbia dovuto sopportare “simili barbarie, con antichi luoghi di culto distrutti e molte migliaia di persone – musulmane, cristiane, yazide e altre – obbligate a migrare o uccise”.
Il Papa ha parlato da un piccolo palco insieme ad altri rappresentanti della Chiesa in Iraq. Lungo il percorso della sua automobile si sono accalcate centinaia di persone, con qualche timore per la pandemia da coronavirus, che sta interessando diverse città irachene e con un recente aumento nel numero di nuovi positivi.
Il viaggio del Papa è stato accompagnato da grandi misure di sicurezza, nel timore che potessero esserci attentati contro la comunità cristiana. L’organizzazione dell’itinerario aveva richiesto diversi mesi di lavoro e qualche modifica, mantenendo comunque la possibilità di visitare l’area di Mosul e le città vicine.
In Iraq ci sono circa 250mila cristiani, la maggior parte dei quali sono concentrati nella zona di Ninive e del Kurdistan iracheno.
Questo Papa, in particolare, ha ben chiaro il valore della relazione umana, quella relazione che innestata in Dio diviene una relazione trinitaria, in cui l’altro è il mezzo per arrivare a Dio. La nuova linea della chiesa sembra proprio essere questa, quella capace di creare relazioni, quella di mettere il bene comune in evidenza, al primo posto, senza alcuna paura di dire, senza mezze misure, l’dea del cristianesimo… Che oltre non è che quell’amore universale che include.