Gerusalemme, le istituzioni cristiane sono il terzo maggior “datore di lavoro” per il popolo palestinese

Lo attesta uno studio della "Pontifical Mission" e della "Dar Al Kalima University College of Arts and Culture"
Il Dar al-Kalima University College of Arts and Culture di Betlemme

Gerusalemme – Le istituzioni cristiane operanti in Palestina rappresentano il terzo maggior “datore di lavoro” per la popolazione locale. Lo afferma uno studio promosso dalla Pontifical Mission di Gerusalemme e dalla “Dar al Kalima University College of Arts and Culture”, un centro accademico fondato a Betlemme dal pastore e teologo luterano Mitri Raheb.

Le istituzioni cristiane si collocano al terzo posto di questa particolare “classifica” sociale subito dopo le più importanti organizzazioni mondiali operanti nel territorio palestinese e cioè dopo l’Autorità Nazionale Palestinese e la Unrwa, vale a dire l’Agenzia dell’ONU incaricata del soccorso dei rifugiati palestinesi in Medio Oriente.

“Lo studio ha attestato che le opere sociali e caritative cristiane svolgono il loro servizio a beneficio di centinaia di migliaia di palestinesi, a prescindere dalle loro diverse appartenenze politiche e religiose – afferma l’Agenzia Fides, l’organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie che opera dal 1927 –. La rete di opere e istituzioni promosse da Chiese e comunità cristiane in Palestina impiega al momento più di novemila lavoratrici e lavoratori, di cui 5017 cristiani e 4081 musulmani, superando di gran lunga il numero di persone assunte da singole aziende e imprese private e ponendosi al terzo posto tra le realtà che garantiscono occupazione e salari alla popolazione locale, dopo l’apparato pubblico dell’Autorità nazionale palestinese e l’agenzia costituita ad hoc dall’ONU per sostenere anche a livello occupazionale i rifugiati palestinesi”.
L’attività svolta dalle istituzioni cristiane nella comunità palestinese, malgrado l’esodo dai territori in questi ultimi anni di gran parte della componente cristiana, è stata rilevante.


Questi i numeri dello studio, che ha monitorato il contributo “offerto allo sviluppo del tessuto sociale palestinese da 296 istituzioni cristiane presenti e operanti a Gerusalemme, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza: 93 scuole, università e centri professionali, 19 strutture sanitarie, 47 istituzioni di protezione sociale, 77 centri culturali e di promozione turistica territoriale, 38 centri giovanili e scout, un centro per la tutela ambientale e 21 agenzie di sviluppo locali e internazionali”, come riporta Fides.

Ad esempio viene evidenziato che delle “sei strutture ospedaliere specializzate operanti a Gerusalemme Est, quattro fanno capo a istituzioni e comunità ecclesiali, e forniscono cure specialistiche e fornendo cure di qualità per dialisi renale pediatrica, servizi oncologici pediatrici, operazioni cardiache complicate, salute materna speciale, banca del sangue per la cura degli occhi e altri servizi sofisticati per le persone con disabilità a più di trecentotrentamila pazienti ogni anno”.

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