“Degli uomini armati, sospetti jihadisti, hanno aperto il fuoco in 3 villaggi al confine con il Mali, sparando a tutto ciò che si muoveva”, così Zakaria Abdourahamane esponente del governo nigerino ha descritto le atrocità avvenute il 20 marzo 2021. È stato l’attacco mortale più grave mai registrato nel Paese, corretto dalle iniziali 60 vittime al rialzo intorno alle 137.
L’attacco si è sviluppato con il solito modus operandi dei jihadisti nel territorio del Sahel. Diverse compagini a bordo di motociclette hanno effettuato dei raid nei villaggi di Intazayene, Bakorat e Wistane al confine sud orientale con il Mali.
Le modalità e i numeri riportano alla memoria il massacro di inizio anno in cui hanno perso la vita 100 persone in due villaggi del distretto Mangaize di Tillaberi, raccontato in questo nostro articolo.
Tuttavia in questo caso le vittime sono state per lo più sfollati interni fuggiti da precedenti incursioni ad opera dei jihadisti. Infatti l’intera regione è afflitta dall’attività jihadista che, secondo gli analisti, è peggiorata dalle offensive antiterrorismo che contribuiscono a far nascere le milizie etniche.
Per esempio la settimana scorsa, 66 persone sono state uccise in un attacco simile nella regione di Tillaberi, una “zona tri-frontiera” dove convergono le frontiere di Burkina Faso, Niger e Mali.
Il Niger sta infatti combattendo da anni la diffusione di una violenza estremista mortale, con insurrezioni jihadiste che si sono riversate dal Mali e dalla Nigeria e che rendono ancor più vulnerabile il Paese più povero al mondo, secondo le Nazioni Unite.
Tutti questi attacchi sono avvenuti a seguito dell’elezione del presidente Mohamed Bazoum a fine febbraio. La sua elezione è stata confermata dalla corte costituzionale del paese domenica, ma ciò ha solo contribuito alle rappresaglie jihadiste che cercano di destabilizzare la debole democrazia nigerina e che potrebbero essersi rivolte proprio contro questa decisione della corte costituzionale nel loro ultimo attacco.
Da parte sua il governo del Niger ha offerto le sue condoglianze alle famiglie delle vittime in un tweet lunedì, definendo il “modo barbaro” in cui i “terroristi hanno colpito le pacifiche popolazioni civili”, e ha indetto 3 giorni di lutto nazionale, utili per aumentare la sicurezza nella regione e per arrestare i colpevoli di questi massacri.
La situazione continua ad essere preoccupante, soprattutto in considerazione della posizione strategica del Niger, terra di passaggio delle popolazioni migranti, principali obiettivi dei jihadisti.