Nonostante la pandemia e le relative restrizioni, il mondo cattolico prepara i riti del triduo pasquale. Sacro e tradizioni si intersecano nelle celebrazioni di Pasqua in ogni parte d’Italia ed in Sicilia, in modo particolare, fanno emergere il senso religioso e popolare della gente.
Il Giovedi santo è ricco di celebrazioni e ricordi liturgici. In tutte le cattedrali e sedi vescovili, il clero si riunisce attorno al proprio vescovo per una solenne cerimonia in cui si consacra il sacro crisma, cioè l’olio benedetto da utilizzare per Sacramenti del Battesimo, della Cresima, dell’Unzione degli Infermi e dell’Ordine Sacro. In questa occasione si ricorda anche il sacerdozio fondato da Cristo.
In serata invece in tutte le parrocchie viene celebrata la messa “in Coena Domini” cioè la “Cena del Signore” che ricorda l’ultima cena di Gesù con i suoi discepoli e l’istituzione della Eucarestia. In molte chiese si ricorda anche la lavanda dei piedi, segno di ospitalità ma anche segno di servizio e umiltà verso tutti i fratelli. Gesù lavò i piedi, dando l’esempio, a tutti gli apostoli. Nelle parrocchie si scelgono dodici personaggi, bambini o adulti a cui il parroco offre questo gesto di umile esempio e generosità. Papa Francesco negli ultimi anni ha lavato i piedi a carcerati ed immigrati.
In un clima di profonda preghiera e silenzio, con statue e crocifissi oscurati da teli viola, si “repone” l’Eucarestia nel tabernacolo dando vita a quelli che la tradizione popolare chiama i “Sepolcri”, anche se è corretto chiamarli, appunto, “altari della reposizione”. Soprattutto in Sicilia questi magnifici altari sono adornati dai “lavureddi”. Il termine deriva da “lavuri”, in siciliano viene definito così l’esteso campo di grano preparato dai contadini e che in questo periodo comincia a crescere. E’ il “lavoro, il sacrificio dell’uomo per dare il pane quotidiano alla sua famiglia”. Tutte le famiglie si occupano di preparare in piatti o ciotole di ceramica queste piccole coltivazioni “i lavureddi”, fatti con grano o cereali adagiati sulla stoppia e che cominciano a prepararsi attorno alla festa di San Giuseppe per averli ben pronti a Pasqua. Sono conservati in un luogo al buio e senza che soffrano la mancanza dell’acqua. Si “fa a gara”, nelle parrocchie, a preparare il miglior “sepolcro” ovvero l’altare meglio addobbato con queste tradizionali composizioni. E per tutta la serata è un via vai di gente per vedere e pregare.