Libia, la prima visita all’estero di Mario Draghi riaccende l’interesse dell’Italia per il paese mediterraneo sancito proprio dalla dichiarazione del premier che ha affermato che si è trattato di un “Momento unico per ricostruire l’amicizia tra i due Paesi”. La Libia quindi, paese instabile dalla caduta di Mu’ammar Gheddafi dal 2011, di cui 8 di guerra civile, con quasi 1milione di persone che necessitano di assistenza umanitaria su 6,7milioni di abitanti. Il paese nordafricano conta circa 278mila sfollati interni ed ha visto un crollo del PIL pro capite (nominale) tra il 2011 e il 2020 del -72% e una diminuzione della produzione di petrolio da gennaio 2021 rispetto allo stesso mese del 2021 del -38%. Un Paese lacerato dall’interno e alle prese con un difficile percorso verso la stabilità politica.
E adesso? Mario Draghi con il suo viaggio ha voluto rilanciare il ruolo dell’Italia nel paese per anni indebolito dalla forte presenza turca in Tripolitania e da quella russa in Cirenaica: “È un momento unico per la Libia, c’è un governo di unità nazionale legittimato dal Parlamento che sta procedendo alla riconciliazione nazionale. Il momento è unico per ricostruire quella che è stata un’antica amicizia”.
Un tempo colonia del Regno d’Italia nell’Africa settentrionale – dal 1912 al 1947 – il nostro Paese vanta una lunga storia di scambi economici e sociali con la Libia.
Le relazioni bilaterali tra Italia e Libia, a partire proprio dall’indipendenza del Regno Unito di Libia nel 1951, hanno attraversato nel corso degli ultimi decenni diverse fasi. Molto complicate nei primi venti anni dalla nascita della neo-Repubblica Araba capeggiata da Mu’ammar Gheddafi, si sono toccati diversi momenti di tensioni come nel 1986 quando a seguito dell’attacco americano a Tripoli e Bengasi vi fu l’attacco missilistico libico contro Lampedusa. I rapporti migliorarono a partire dal Comunicato congiunto Dini-Mountasser del 1998, fino alla stipula del trattato di Bengasi di amicizia e cooperazione nel 2008, allorché la Libia di Gheddafi diventa per l’Italia un alleato sulla sponda nordafricana e un fornitore di energia (gas e petrolio), fino alla guerra civile libica del 2011.
Il premier, accompagnato dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio, ha incontrato a Tripoli Abdel Hamid Dbeibah, alla guida del governo di transizione incaricato di portare il paese al voto del prossimo 24 dicembre. Dbeibah intende puntare a una forte strategia economica per rilanciare l’export e le relazioni commerciali, oltre alla pacificazione politica che poi sta alla base di ogni successivo progetto di stabilità e di autonomia interna.
La visita di Draghi è stata preceduta infatti da quella dei dirigenti del Consorzio Aeneas e dell’agenzia italiana per il servizio aereo (Enav). Si è discussa la possibilità di riaprire l’aeroporto di Tripoli, ripristinando i collegamenti aerei tra i due paesi e tra la Libia e l’Europa. Nelle stesse ore Ursula von der Leyen e Charles Michel volavano ad Ankara per parlare con il presidente Erdogan del futuro delle relazioni Ue-Turchia, anche lì si è discusso molto sul ruolo dell’Europa nel Mediterraneo.
E quindi? La visita del premier italianoè stata molto importante ma di certo le prossime sfide non saranno semplici, ricordiamo come nell’area siano da tempo presenti diversi attori non libici. Ad oggi i militari turchi, inviati da Ankara a sostegno del governo assediato di Fayez al-Serraj, controllano la base aerea di al-Watiya e quella navale di Misurata e non pare siano intenzionati a lasciare la Tripolitania. A Sirte sono presenti circa 2000 mercenari russi della compagnia Wagner, inviati per sostenere il generale Khalifa Haftar. Che si fa?
“I mercenari sono una pugnalata alle spalle del nostro paese e devono andarsene. La nostra sovranità è violata dalla loro presenza” ha ammesso Dbeibah davanti al parlamento riunito per il suo insediamento. L’Europa si è mossa e lo scorso 25 marzo i ministri degli esteri di Francia, Italia e Germania sono volati insieme a Tripoli: “C’è la volontà di rilanciare l’interscambio culturale ed economico libico. In altre parole si vuole fare di questa partnership una guida per il futuro nella piena sovranità della Libia” ha detto Draghi in conferenza stampa congiunta con il premier libico.
In fondo, citando lo storico francese Fernand Braudel il Mediterraneo, da qualunque lato si osservi, rappresenta una contiguità orografica che ha unito per secoli popoli e regioni in una fitta rete di scambi economici e culturali: “Su una carta del mondo il Mediterraneo non è che una fenditura della crosta terrestre, uno stretto fuso che si allunga da Gibilterra all’istmo di Suez e al Mar Rosso. Fratture, faglie, cedimenti hanno creato fosse liquide profonde. Tali montagne si spingono nel mare, talvolta strozzandolo sino a ridurlo a un semplice corridoio di acqua salata: si pensi a Gibilterra, alle Bocche di Bonifacio, allo Stretto di Messina coi vorticosi gorghi di Scilla e Cariddi, ai Dardanelli e al Bosforo. Non è più mare: sono fiumi, o addirittura semplici porte marine”. Fernand Braudel, Il Mediterraneo, 1985.
La partita per il Mediterraneo non è affatto scontata.