Roma, 14 maggio 2021 – I dati parlano chiaro e a dare l’allarme è l’ISTAT: per la prima volta, dal lontano 1918 quando a flagellare la popolazione già provata da anni di stenti legati alla Prima Guerra Mondiale fu l’epidemia di Spagnola, nel 2020, a causa del Covid, il numero dei nati è inferiore a quello dei morti. Ma questa nuova epidemia ha solamente reso ancor più evidente un dato silenzioso che da troppi anni si finge di non vedere e cioè che dal 2008 la curva della natalità in Italia è in caduta libera.
Ora che il campanello di allarme suona ininterrottamente, sperando che non sia troppo tardi, il tema sta entrando al centro dell’agenda politica, economica, sociale e sanitaria perché questa è la realtà: la nostra nazione sta morendo.
Da questi presupposti, il Forum delle Associazioni Familiari ha indetto per oggi a Roma gli Stati Generali della Natalità che vedono la partecipazione di tutte le categorie coinvolte e soprattutto del Santo Padre.
Papa Francesco va diritto al punto ed esorta ad una forte riflessione collettiva: interessa più il fatturato o la famiglia? E ancora: “come è possibile che una donna debba provare vergogna per il dono più bello che la vita può offrire? Non la donna, ma la società deve vergognarsi, perché una società che non accoglie la vita smette di vivere”.
Il Santo Padre dedica tutto il suo intervento alla ripartenza, all’uscita dall’ “inverno demografico buio e freddo” che ha colpito l’Italia e si concentra su tre parole che possono indicarci la strada.
La prima è “dono”: il dono si riceve e la vita è il primo dono che abbiamo ricevuto e va tramandato. La mancanza dei figli afferma implicitamente che tutto finisce con noi, che contano solo i nostri interessi individuali. Abbiamo dimenticato il primato del dono che invece è “il codice sorgente del vivere comune”.
La seconda parola è “sostenibilità”, parola chiave per costruire un mondo migliore. Si parla di sostenibilità tecnologica, economica, ambienta ma il Santo Padre si sofferma su una nuova interpretazione e cioè la sostenibilità generazionale. Non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli. La crescita sostenibile, infatti, per il Santo Padre passa da qui: la natalità, ed è la storia a mostrare che le grandi ripartenze dopo fatti drammatici quali le guerre del secolo scorso sono sempre legate ad “esplosioni delle nascite” che infondono fiducia e speranza alle giovani generazioni.
Anche ora dobbiamo ripartire ma non con modelli di crescita miopi perché stavolta non saranno sufficienti frettolosi aggiustamenti: le cifre drammatiche delle nascite e quelle spaventose delle vittime richiedono invece cambiamento e responsabilità.
Ma è con la terza parola che il Papa apre uno scenario nuovo, sul quale molto ci sarà da dire: la sostenibilità ha bisogno di un’anima, e questa, per il Papa, è la solidarietà. Anch’essa deve essere “generazionale” ma soprattutto deve essere strutturale: “la solidarietà spontanea e generosa di molti ha permesso a molte famiglie di andare avanti e far fronte alla crescente povertà tuttavia non si può restare nell’ambito dell’emergenza e del provvisorio, è necessario dare stabilità alle strutture di sostegno alle famiglie e di aiuto alle nascite” e ancora “in primo luogo occorrono politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine. Qui sta la differenza tra il gestire la cosa pubblica e l’essere buoni politici. Urge offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese”.
Si tratta di un compito che coinvolge tutti, a 360 gradi e il Santo Padre si rivolge esplicitamente al mondo dell’economia, dell’informazione, dello sport, dello spettacolo e aggiunge: “è una sfida non solo per l’Italia, ma per tanti Paesi, spesso ricchi di risorse, ma poveri di speranza. Senza natalità non c’è futuro”.
Foto: You Tube Stati Generali della Famiglia